Di Federico Lenarduzzi
In quasi vent’anni di attività come consulente ho avuto la fortuna di osservare le dinamiche di sviluppo di un considerevole numero di studi tecnici nel Triveneto. Con la crisi del 2009 alcuni studi si sono ridimensionati, altri hanno addirittura gettato la spugna e qualcuno ha saputo trasformare la difficoltà contingente in opportunità di crescita. Tra questi l’arch. Paolo Galante è quello che, a mio avviso, ha saputo interpretare in chiave positiva il processo di digitalizzazione dello studio tecnico, altrimenti detto BIM. Adesso diamo la parola direttamente al protagonista di questo articolo.
Arch. Galante, quali sono le criticità e le opportunità per il piccolo studio che si occupa di architettura in Italia?
La criticità principale del piccolo studio, a mio avviso, è proprio quella di essere piccoli, cioè di non riuscire a cogliere le possibilità che si possono presentare e affrontarle nel modo giusto, sia per problemi di forza lavoro, sia per l’approccio progettuale che può fornire un singolo rispetto ad una struttura più organizzata. In tale criticità dobbiamo cogliere però anche l’opportunità che possono dare gli strumenti BIM nell’affrontare problematiche progettuali e gestionali più complesse. Nel nostro studio, formato da 4/5 persone, ci consideriamo ancora un piccolo studio ma, con l’utilizzo di un BIM Authoring tool, adottato dallo studio ormai da circa un ventennio, siamo in grado di sviluppare complessità progettuali che, in un’ottica CAD, non potrebbero nemmeno essere prese in considerazione. Ecco che le opportunità per il fatto di essere piccoli sono quelle di poter fare rete con altri professionisti e costituire gruppi di lavoro ad hoc in funzione delle commesse che si possono/potranno acquisire tramite la funzionalità BIM Cloud. Il BIM Authoring Tool da noi utilizzato è ARCHICAD. Questa scelta è stata fatta molti anni fa quando era l’unico possibile in ambiente Macintosch. Ad oggi il BIM Cloud, software che comprende le funzionalità di piattaforma collaborativa, è uno strumento da noi largamente utilizzato che ci consente di operare con più progettisti contemporaneamente sullo stesso progetto, realizzando un flusso di dati condiviso e allo stesso tempo, poiché BIM, validato e verificato nei suoi contenuti, nonché di ausilio per l’estrazione dei dati ad esso correlati (costi e tempi).
Arch. Galante, ci può spiegare come è stato il vostro passaggio al BIM e che miglioramenti ha portato alla vostra attività?
Lo studio opera da oltre vent’anni nel settore architettura, infrastrutture, interior design, urbanistica; è nato in un ambiente dove il tecnigrafo era l’unico strumento di lavoro; ha visto evolversi la conformazione degli studi tecnici con il passaggio al “tecnigrafo digitale” (programmi CAD 2D). Noi abbiamo però conosciuto fin da subito ARCHICAD, che rappresentò il primo esempio di BIM ante-litteram (Virtual Building). Nell’enorme potenzialità intravista in questo software, pur in un mondo CAD-centrista, abbiamo ritenuto di investire nella formazione e nell’utilizzo consapevole di tale strumento. Tale scelta è stata ampiamente ripagata nella qualità della progettazione e degli elaborati, nei tempi di produzione (dimezzati), nel controllo dei documenti prodotti (piante sezioni prospetti e viste 3D sempre coordinati tra loro) e nella soddisfazione del cliente.
Cosa si sente di consigliare ai suoi colleghi che sono alla soglia della transizione?
Non aspettare oltre, non è ormai più proponibile progettare con strumenti obsoleti quali il CAD fine a sé stesso. Per effettuare una transizione veloce e indolore al BIM, scegliere il prodotto che fa più alle vostre esigenze; investire il tempo nella formazione guidata, evitando se possibile il fai-da-te e avvalersi di autorevoli consulenze mirate all’utilizzo del software e alla risoluzione di problematiche specifiche.
Ringrazio l’arch. Galante per aver messo a disposizione la sua esperienza e fornito il suo punto di vista sul BIM. Nel 2021 gli strumenti ci sono ed è auspicabile sfruttarli al meglio.