di Alfredo Martini – Intervista a Riccardo Perego, presidente e CEO ONE TEAM
Presidente e amministratore delegato di One Team, un’azienda che da quasi dieci anni è in prima linea nella promozione del BIM, riferimento nazionale del mondo Autodesk e protagonista di ricorrenti progetti di innovazione nell’ambito dei programmi finanziati dall’Unione europea, per Perego NEC è un’occasione per condividere idee e progetti e per proporre qualche metodologia e trarre insegnamento dalle molte esperienze sperimentate in questi anni. Per chi come Riccardo Perego è un pioniere del BIM le riflessioni di un “guru” come Angelo Ciribini costituiscono sempre un riferimento e allo stesso tempo un’occasione di riflessione e di confronto, anche a distanza.
“Dell’intervista pubblicata da NEC mi interessano soprattutto due aspetti. Il primo, che condivido totalmente è che se una digitalizzazione dei processi e un impegno irreversibile sul fronte della sostenibilità ambientale sono valori ormai universalmente accettati, ciò non basta a garantire una rivoluzione organizzativa nella filiera della costruzioni. Il nodo della questione sta, infatti, nella ancora insufficiente comprensione del valore reale e dell’impatto che un processo di digitalizzazione determina in termini di organizzazione e di gestione per un’impresa. Quel che voglio dire è che quel che ancora non si è capito fino in fondo è che il BIM non è qualcosa che si va ad aggiungere al tradizionale modo di fare impresa e di progettare o costruire, bensì è un cambiamento complessivo del processo, è un cambio di approccio, di mentalità e quindi di modello gestionale. Un esempio può aiutare. Mi capita spesso che quando parlo con una stazione appaltante o uno studio o un’impresa di BIM la conclusione è “allora devo prendere una persona in più, devo comprare dei software e quanto mi costa”. Il BIM come appunto qualcosa da aggiungere e un costo in più. E’ pensare che un capitolato in BIM sia un prodotto nuovo da affiancare a quello tradizionale. Invece non è così. La digitalizzazione permea tutto il modo di gestire e di far funzionare l’azienda. Il BIM è pervasivo. Scegliere di iniziare a lavorare in BIM significa lavorare tutti in modo diverso. Il punto di partenza, la scintilla della rivoluzione digitale nella costruzioni è decidere di cambiare. E’ importante collocare il Bin nella giusta dimensione all’interno della più ampia e generale Digital Transformation.”
Accennavi prima ad un secondo aspetto che ti ha colpito particolarmente della riflessione di Ciribini. Quale?
“L’aver sottolineato l’importanza della tendenza, indotta dalla pandemia e dallo smart working, a considerare abitazioni e uffici più come un servizio che come un asset patrimoniale, aprendo il mercato edilizio a nuovi operatori quali ad esempio le multiutility. Una riflessione che si lega a quanto stiamo vedendo per quanto riguarda il Superbonus al 110%, dove soggetti molto diversi da quelli tradizionali assumono ruoli decisivi nell’acquisizione di commesse contribuendo a ridefinire i tradizionali rapporti tra committente e impresa. Resta da valutare se realmente questo processo sia efficace a ridurre l’antico vizio dell’edilizia nostrana, la frammentazione, favorendo un’accelerazione dei processi di industrializzazione. Io penso che nel nostro Paese risultano ancora molto consolidate mentalità e una cultura della proprietà e della funzione della casa come status più che come bene rifugio – com’era una volta – o un servizio. In sintesi il processo appare anche qui lento e ancora una volta non decisivo per quel cambiamento da molti auspicato. Io resto del parere che invece proprio la digitalizzazione possa costituire il fattore vincente.”
In quale modo?
“In primo luogo ritengo che la digitalizzazione stia dando un contributo rilevante nel determinare nuove esigenze e un nuovo modo di guardare al vivere, all’abitare e alle relazioni tra persone e tra esse e le cose. Attraverso una sempre maggiore consuetudine con la digitalizzazione si affermano nuove mentalità e nuovi modi di vivere che vanno a produrre effetti profondi sulla domanda di prodotti e , contribuendo a una nuova e sempre più ampia riflessione che riguarda anche i processi produttivi e gestionali delle aziende in quanto essa impatta sulla struttura dei costi e sulle stesse soluzioni costruttive. Da qui progressivamente si va affermando un approccio sempre più tecnico e industriale.”
Se dovessi delineare come si sta evolvendo questo processo su cosa punteresti per evidenziare i passi in avanti, i percorsi per superare criticità e resistenze?
“Il primo elemento riguarda una progettazione che sempre più rapidamente abbandona come riferimento il documento e abbraccia il dato come principale riferimento. E’ qui che si comincia ed è qui che si stanno registrando i risultati più significativi. Il secondo ambito attiene all’organizzazione del cantiere ad un uso sempre più diffuso di modalità che contemplano la digitalizzazione come fattore che consente di avere un cantiere più organizzato, strutturato ed efficiente. Il limite di un’ampia applicazione sta nella scarsa standardizzazione delle attività tradizionali. Ora grazie al ricorso agli smartphone un cambiamento più rapido è possibile. Un processo che si accompagna a nuove soluzioni costruttive basate sull’assemblaggio e sulla componentistica. Il terzo fattore che a mio parre può contribuire a una sempre maggiore affermazione della digitalizzazione riguarda le sue potenzialità nel consentire di rendere la marginalità più prevedibile e quindi più facilmente difendibile. Riesci a fare calcoli più precisi. Affidarsi a un’analisi dei dati consente di avvicinarsi alla realtà riducendo i rischi. L’ultimo aspetto riguarda la relazione tra digitalizzazione e sostenibilità. Grazie alla prima diventa possibili misurare la seconda e quindi rendere concreti e raggiungibili gli obiettivi che ci siamo prefissi. Possiamo contrastare i cambiamenti ed essere più resilienti. Così se riuscissimo a legare gli investimenti dei Recovery Plan a chiari obiettivi di avanzamento della digitalizzazione, tutto il sistema ne potrebbe trarre giovamento.”
Un ultima domanda: qual è il metodo One Team per favorire il ricorso alla digitalizzazione da parte di una piccola o media impresa di costruzioni?
“La nostra ricetta, che devo dire sta dando ottimi risultati, è quella di ridurre la distanza tra l’analisi e gli strumenti, ovvero procedere non per fasi successive, ma attraverso una integrazione tra la prima e i secondi incrociando e sperimentando in tempi brevi la semplicità e la fattibilità. Ciò consente di individuare e comprendere i vantaggi della digitalizzazione superando le resistenze e certi stereotipi sulla complessità e le difficoltà a utilizzare strumenti considerati ostici. Certo noi non abbiamo la soluzione perfetta, ma crediamo che attraverso un approccio più pratico sia possibile aumentare le risposte positive delle persone e delle organizzazioni. E’ essenziale far capire che la digitalizzazione è un’opportunità che non può essere persa.”
BIM &DIGITAL TRANSFORMATION