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Di Alfredo Martini – L’approvazione del Decreto Rilancio, con la conseguente attivazione del superbonus, non potrà non avere un impatto significativo sul mercato edile in questa fase così difficile.

Siamo di fronte a un provvedimento che risponde alla logica di rilanciare il settore mettendo al centro la riqualificazione del patrimonio esistente, legandola agli obiettivi green indicati dalla Commissione Europea. Con un incentivo pari al 110% si intende accelerare un processo avviato da alcuni anni mettendo in condizione una grande platea di famiglie e di cittadini di poter intervenire su un patrimonio caratterizzato da elevata inefficienza energetica, spesso degradato e necessario di interventi significativi di ristrutturazione. La consapevolezza dell’importanza del provvedimento attraversa tuta la filiera produttiva e dei servizi dell’edilizia. Imprese di diversa dimensione e caratteristiche imprenditoriali differenti si stanno confrontando con quella che appare come una vera e propria sfida per crescere e ampliare il proprio mercato. Con quale approccio, con quali prospettive e con quali preoccupazioni? Comprendere a analizzare scelte e comportamenti aiuta a capire meglio le reali potenzialità del superbonus per un mercato che cerca da molti anni una stabilità perduta e una mancanza di equilibrio. In una dimensione e in un contesto in continua evoluzione e dove nuovi paradigmi e nuovi criteri e meccanismi ne stanno modificando relazioni, economie e modalità operative. Innovazione, sostenibilità, industrializzazione si confrontano con significativi mutamenti della domanda e delle esigenze di famiglie e aziende committenti. Da una iniziale indagine svolta da Civiltà di Cantiere in collaborazione con NEC emerge la consapevolezza da parte degli imprenditori del Nord Est della grande occasione offerta dal 110% per allargare il mercato, ma anche per poter operare in un contesto in cui domanda e offerta tendono a ricomporsi nel rapporto tra ricavi e costi. Il provvedimento consente, infatti, alle imprese più strutturate e organizzate di posizionarsi garantendo quei risultati che sono all’origine del Decreto Rilancio: riqualificare il patrimonio immobiliare esistente, abbattendo consumi e costi energetici e rivalutandolo. Crescita del PIL e più ricchezza alle famiglie sono due obiettivi possibili. La sfida è della filiera e del tessuto imprenditoriale e professionale, che ha l’opportunità di riconfigurarsi mettendo al centro una serie di fattori propri del settore industriale: organizzazione, gestione dei costi, procedure di qualificazione, selezione della mano d’opera, maggiore legalità. Il meccanismo previsto per la cessione del credito va in questa direzione. La sottovalutazione del processo, così come degli impegni e dei controlli, privilegiare la logica del fatturato a scapito della qualità dell’offerta può determinare effetti negativi rilevanti per molte imprese. Volendo sintetizzare sono tre i fattori che faranno la differenza: una puntuale conoscenza della normativa e delle regole previste per il recupero dell’incentivo fiscale; un approfondito screening dell’edificio che si andrà a riqualificare; una gestione e un’organizzazione del lavoro basato su adeguate competenze e su un pieno rispetto dei criteri e dei parametri di valutazione indicati nel provvedimento. Un aspetto particolarmente delicato riguarda il rapporto con i soggetti finanziari, banche e multi utility detentrici finali del credito. Qui le scelte delle imprese non sono univoche e il sistema si sta attrezzando per garantire percorsi di asseverazione e di certificazione in grado di garantire i processi e la qualificazione degli interventi nel rispetto di quanto previsto dalle norme. Progressivamente capiremo come si evolverà e quali saranno le criticità. Quel che è certo è che se il superbonus produrrà gli effetti che gli analisti prevedono, probabilmente la struttura dell’offerta edile tra cinque anni non sarà più la stessa.