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Redazione NEC

Il superbonus 110% sta per terminare e l’edilizia del Veneto (e di tutta Italia) avrà bisogno di nuovi stimoli per mantenere i trend positivi degli ultimi due anni. Una spinta in questo senso potrebbe arrivare da interventi sul patrimonio pubblico inutilizzato.        
Facciamo due conti: il patrimonio pubblico del Veneto è composto da 58.130 unità immobiliari per un totale di 35,6 milioni di mq di superfici. Un immobile su quattro è stato costruito prima del 1945. A livello di unità immobiliari il 46% è da ricondurre a residenza. Per quanto riguarda le superfici, prevale la destinazione scolastica, con il 26% delle superfici pubbliche. I principali proprietari del patrimonio pubblico sono i Comuni, sia a livello di unità immobiliari (83%) che di superfici (45%). Poi, c’è il patrimonio pubblico inutilizzato.      

La mappatura e la stima economica

Una recente indagine, realizzata da Smart Land Srl per Confartigianato Veneto sotto la direzione di Federico Della Puppa e il coordinamento di Fiorella Angeli, ha stimato che ben l’8% del totale del patrimonio pubblico regionale giace inutilizzato.             
Si tratta di 4.900 unità immobiliari, per una superficie complessiva pari a 1,67 milioni di metri quadrati. Di questi, 1.430 sono inutilizzabili: 429mila metri cubi circa da demolire ed eventualmente ricostruire.
L’indagine non si è però imitata a censire i 4.900 edifici, ma li mappati tutti attraverso un’analisi georeferenziata. Un tesoretto di dati che costituirà un sistema informativo a disposizione di Confartigianato Imprese Veneto per promuovere azioni di intervento e riuso sul territorio. Nel sistema informativo web sarà possibile visualizzare nel dettaglio ogni elemento costituente del singolo bene immobiliare.           
Dichiara Federico Della Puppa: “L’obiettivo dell’indagine non era soltanto censire e mappare il patrimonio, ma anche stimare le opportunità generate da una valorizzazione o rottamazione del patrimonio stesso”.   
Secondo la ricerca, i benefici economici attivabili, coinvolgendo l’intera filiera, si aggirano sugli 1,7 miliardi di euro.

Gli immobili inutilizzati si concentrano prevalentemente nei comuni con oltre 100mila abitanti mentre le superfici sono ubicate nei Comuni più piccoli (10mila – 50mila abitanti). Si evince che il 45% delle superfici totali inutilizzate appartiene ai Comuni, che diventano quindi i principali interlocutori di un eventuale progetto di valorizzazione. Le superfici occupate da edifici dismessi e inutilizzabili sono occupate perlopiù da carceri, penitenziari, caserme, poi fabbricati produttivi, abitazioni, edifici scolastici, ospedali e case di cura e uffici.

Come intervenire, dunque? Riqualificare dove possibile, o demolire e ricostruire trasformando il tutto in risorse per le imprese, il cittadino e il territorio.        
“Intervenire sul patrimonio pubblico inutilizzato del Veneto – afferma Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – consentirebbe di generare un beneficio economico per il settore di 1,7 miliardi di euro: 40 milioni dalle demolizioni, 7,5 milioni dalle rinaturalizzazioni, 116 da ricostruzioni; 258 da restauro conservativo, 38 milioni da adeguamento e 256 da efficientamento. Ma gli effetti benefici vedono anche la possibilità di rinaturalizzare 185mila metri quadrati di suolo, risparmiare 1,23 milioni di kg di CO2, ridurla ulteriormente grazie a interventi di efficientamento energetico negli immobili pubblici e risparmiare suolo per nuove costruzioni pari ad una superficie di 607.800 metri quadrati. Da considerare infine l’occasione per dare una risposta concreta alle nuove domande della società, generando contesti urbani più vivibili, più belli e più sicuri”.
“Una sfida per il territorio e per il futuro delle costruzioni” conclude Della Puppa.
E una grande occasione per il Veneto