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Di Lorenzo Orsenigo, Direttore Generale di ICMQ SpA

Per accedere ai finanziamenti del Recovery Fund, che per l’Italia valgono circa 209 miliardi di euro, è necessario redigere un Piano da presentare alla Commissione entro il prossimo 30 aprile. Un punto di attenzione della Commissione è senz’altro la Qualità dei Programmi che l’Italia sarà in grado di presentare. Lo Stato oggi non solo fatica a spendere i soldi europei, visto che è appena il 38,5% l’assorbimento di fondi ordinari del periodo 2014-2020, stenta anche a formulare progetti credibili per somme troppo vaste. È fondamentale quindi indicare anche quali sono le modalità e gli strumenti adottati affinché i progetti possano essere realizzati secondo i tempi e i modi previsti. Elementi quali l’adozione di processi che utilizzino la modellazione digitale sono imprescindibili, così come il monitoraggio che alcune procedure amministrative rimangano all’interno dei tempi stabiliti. La discussione è aperta e, a oggi, esistono due documenti di riferimento: le Linee Guida per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e Iniziative per il rilancio “Italia 2020 – 2022”, meglio noto come piano Colao.

Che si tratti di strade, ferrovie, reti per le comunicazioni, impianti per la transizione energetica, quello che conta è che siano identificate metodologie e strumenti che ne permettano la realizzazione rispettando criteri di sostenibilità. Nei documenti si parla infatti di “impatto ambientale sostenibile” o si dice che devono essere evitati “Progetti che non rispettino criteri di sostenibilità”. Ma quali sono gli elementi da prendere in considerazione per definire la sostenibilità di una infrastruttura? Come misurarla in modo oggettivo per privilegiare un progetto rispetto ad un altro?

Possiamo trovare la risposta nel mercato. Ad esempio, uno strumento efficace, già utilizzato in molti progetti e liberamente disponibile, è il Protocollo Envision, che indica gli elementi oggettivi e misurabili che una infrastruttura deve avere per essere considerata sostenibile. Il Protocollo Envision è il primo sistema di rating per realizzare infrastrutture sostenibili attraverso una griglia di analisi, adattabile a qualunque progetto di sviluppo infrastrutturale.

Envision nasce dalla collaborazione tra ISI, Institute for Sustainable Infrastructure, una organizzazione non profit con sede a Washington, nata appositamente per sviluppare sistemi di rating di sostenibilità per le infrastrutture civili, e lo Zofnass Program for Sustainable Infrastructure della Graduate School of Design dell’Harvard University.

Promosso negli USA proprio da ISI, Envision® è arrivato in Italia su iniziativa di ICMQ – Organismo di Certificazione specializzato nel settore delle costruzioni. Envision è uno strumento di valutazione indipendente, in grado di supportare concretamente imprese, progettisti, amministrazioni pubbliche e cittadini nella progettazione delle infrastrutture. Sotto il profilo dell’efficacia dell’investimento, del rispetto dell’ecosistema, del rischio climatico e ambientale, della durabilità, della leadership e del miglioramento della qualità della vita, Envision guarda in modo olistico allo sviluppo dell’infrastruttura e alla sua sostenibilità a lungo termine.

Con Envision è possibile progettare e realizzare strade, ferrovie, porti, aeroporti, elettrodotti, centrali per energia, reti di comunicazione, etc, basandosi sulla misurazione oggettiva dei vantaggi che il progetto stesso ha nei confronti della comunità, delle capacità gestionali e manutentive durante tutta la sua vita utile e sull’opportunità di compartecipazione tra capitali pubblici e capitali privati.

Di seguito riportiamo una panoramica generale dei criteri considerati dal Protocollo Envision.

L’importanza della sostenibilità sociale

Il progetto di un’infrastruttura deve innanzitutto tenere conto degli obiettivi prioritari della comunità, definendo quali e quanti benefici a lungo termine ne possono realmente scaturire, minimizzando, al contempo, gli impatti negativi sulla collettività. Per questa ragione è importante che vengano inizialmente individuati gli stakeholder e i principali soggetti fruitori dell’infrastruttura, gli utenti diretti e indiretti, che possono essere influenzati dal progetto secondo aspetti e modalità differenti. In questo modo si delinea una vera e propria dichiarazione d’intenti da parte del committente, che deve essere utilizzata sia durante il processo decisionale, sia durante la fase di progettazione e gestione dell’infrastruttura.

È fondamentale definire lo scopo che il progetto di un’infrastruttura deve perseguire. Un progetto sostenibile deve educare la comunità, indirizzando gli utenti verso cambiamenti positivi del loro comportamento e sviluppando capacità e abilità locali. Nello specifico, è importante prendere in considerazione l’impatto del progetto su rilevanti aspetti della comunità, come la crescita, lo sviluppo e la produttività. La popolazione tende, infatti, a stabilirsi dove sono presenti opportunità di crescita, di sicurezza e di sviluppo economico, sociale, culturale.

Per questo motivo, obiettivo del progetto deve essere creare vitalità e prosperità socio-economica, contribuire ad accrescere l’attrattività del luogo, favorire i cambiamenti economici e ambientali, la crescita delle possibilità di lavoro e il miglioramento delle condizioni di vita. La sfida di un progetto realmente sostenibile è quella di valutare tutti questi aspetti nell’ottica di una crescita a lungo termine, mantenendola e implementandola con continuità nel tempo, valutando ciò che è realisticamente perseguibile e migliorabile.

A seconda del sito in cui si colloca, l’infrastruttura deve preservare le risorse storiche e culturali, quelle architettoniche e paesaggistiche, deve valorizzare i paesaggi naturali e le viste, che rappresentano i caratteri distintivi di quel determinato luogo e comunità.

L’impatto ambientale e sul territorio

Le opere infrastrutturali generano un elevato impatto sul paesaggio in cui sono situate producendo effetti a breve e lungo termine su una notevole quantità di elementi come gli ecosistemi, gli habitat e i sistemi geomorfologici. È quindi importante collocare l’opera in un contesto che riduca al minimo gli impatti negativi, grazie ad una progettazione integrata e mirata all’implementazione di strategie che possano produrre interazioni e sinergie positive.

È importante affrontare la tematica della localizzazione ottimale dell’infrastruttura sottolineando l’importanza della scelta del sito di intervento durante la progettazione, in modo da evitare aree ecologiche da tutelare o ecosistemi e habitat con elevato valore ambientale e naturalistico, come ad esempio zone umide, paludi o corsi d’acqua. Rientrano in questa sezione i cosiddetti prime habitat e i greenfield, ovvero aree caratterizzate dalla presenza di biodiversità e di specie animali e vegetali, foreste, parchi o zone ad elevato carattere paesaggistico e agricolo. Una collocazione ottimale del progetto, infatti, contrasta la frammentazione degli habitat a favore della connettività e della salvaguardia dei percorsi esistenti, sia per la flora che per la fauna. L’attenzione del progetto deve anche essere volta ad eliminare fonti di inquinamento quali pesticidi, fertilizzanti e sostanze tossiche, grazie, per esempio, all’utilizzo di piante e specie native che devono essere attentamente selezionate e collocate. In questo modo è possibile garantire una maggiore protezione e salvaguardia di tutto il sistema ambientale evitando la contaminazione dei corpi idrici e del terreno.

Analisi climatica e resilienza

Per una accettazione dell’opera infrastrutturale da parte degli stakeholder, ossia principalmente le comunità locali, i cittadini e le associazioni ambientaliste, è imprescindibile effettuare una valutazione preventiva dei rischi climatici e da inquinamento e perseguire una conseguente ottimale progettazione.

Devono essere presi in esame almeno due aspetti fondamentali, che rispecchiano rispettivamente una visione a medio-breve termine e una a più lungo termine: la minimizzazione delle emissioni di gas serra di un’opera infrastrutturale e il concetto di sua esistenza e resilienza.

Obiettivo prioritario è analizzare tutte le fonti inquinanti promuovendone la riduzione e l’eliminazione durante l’intero ciclo di vita del progetto. Questo perché le emissioni di gas serra, ma anche di altri inquinanti pericolosi, sono direttamente associate al consumo di energia da fonti non rinnovabili, a modalità di trasporto legate all’utilizzo di combustibili fossili, all’energia generata per l’estrazione, la lavorazione e la produzione dei prodotti utilizzati (la cosiddetta net embodied energy).

Strettamente interconnesso con i rischi climatici è il concetto di resilienza, ovvero la capacità di un’opera infrastrutturale di resistere e adattarsi alle mutevoli condizioni che si possono verificare sia a breve che a lungo termine, come ad esempio inondazioni, incendi, cambiamenti dei modelli climatici. Una progettazione consapevole può infatti minimizzare gli effetti negativi che, anche se non visibili e misurabili nell’immediato, possono manifestarsi successivamente, quelli che sono identificati solitamente attraverso un’analisi di rischio (risk analysis).

Riciclo, risparmio energetico e scelta dei materiali

Con l’applicazione del Green Public Procurement e l’introduzione dei Criteri Ambientali Minimi, diventa ineludibile nella progettazione, costruzione e gestione di un’opera valutare le risorse impiegate in termini di sostenibilità. È quindi necessario innanzitutto chiedersi quali sono le risorse (fisiche, energetiche e idriche) di cui abbiamo bisogno all’interno del progetto per poi valutare come possono essere ottenute minimizzando gli impatti sull’ambiente, il depauperamento delle fonti, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti. Questi elementi sono aspetti che, ove opportunamente gestiti e valorizzati, possono essere apprezzati nella fase di dibattito pubblico con gli stakeholder.

La realizzazione di un’infrastruttura, come di un edificio, prevede l’utilizzo di una notevole varietà di materiali, in relazione alle scelte progettuali e alle direttive della committenza. Le modalità di scelta dei materiali e la consapevolezza delle loro prestazioni e caratteristiche giocano quindi un ruolo sostanziale nel bilancio complessivo della sostenibilità dell’opera. Uno degli aspetti fondamentali legato ai materiali è il loro ciclo di vita, legato allo sfruttamento delle risorse naturali. L’estrazione, il trasporto e la lavorazione di una materia prima generano notevoli impatti sull’ambiente, sia in termini di impoverimento delle risorse non rinnovabili, sia di energia netta utilizzata, la cosiddetta embodied energy, ovvero la somma di tutte le quote energetiche legate ai processi che permettono di ottenere il prodotto finito.

È opportuno porre l’accento su questi principi, mettendo in evidenza come, a parità di prestazioni quali durabilità e sicurezza, è possibile utilizzare materiali alternativi, riciclati o con un elevato contenuto di riciclato, recuperati e/o riutilizzati alla fine del loro ciclo di vita, o provenienti da siti non troppo distanti dal cantiere, i cosiddetti “materiali regionali”. Queste best practice sono ben accettate e anche incentivate dalle comunità poiché permettono di minimizzare o ridurre lo sfruttamento di risorse vergini, di limitare le emissioni di Co2 legate al trasporto e di diminuire e diversificare la quantità di rifiuti destinati a discarica legati sia alle attività produttive che allo stesso cantiere.