Di Martino Almisisi
L’ampia e rilevante ripartenza dell’edilizia post pandemia, evidenziata sia dagli analisti che dalle associazioni di rappresentanza delle diverse categorie economiche e imprenditoriali, rischia di non riuscire ad esprimere tutte le sue potenzialità a causa di una debole e insufficiente disponibilità di mano d’opera e di competenze.
Le grandi potenzialità offerte dal contesto economico e dalle opportunità di investimento, sia privato che pubblico, rischiano di essere colte solo parzialmente, abbassando le aspettative sia quantitative che qualitative.
La crescita degli investimenti stimata da ANCE in 11 miliardi per i prossimi mesi del 2021 è in grado di attivare una disponibilità di almeno 110.000 nuovi occupati diretti e 60.000 indiretti, ovvero nell’ambito della filiera. Le stime per il 2022 salgono a un ulteriore fabbisogno di 175.000 unità nelle costruzioni, più 95.000 nei settori collegati per un totale di 265.000 potenziali nuovi posti di lavoro.
A fronte di questa offerta di lavoro, tuttavia, sempre ANCE denuncia una carenza di domanda potenziale pari al 60% degli operai specializzati necessari. Si tratta delle figure maggiormente richieste come attestano i risultati dell’indagine Excelsior curata da Unioncamere relativa al primo semestre 2021 e secondo le proiezioni per il trimestre successivo, dove sul totale delle richieste ben il 91% riguarda questa tipologia di competenze lavorative. Un gap difficile da colmare. Al di là dei numeri riportati dal Rapporto – che stima nel mese di luglio un assorbimento potenziale di poco inferiore a 40.000 nuovi posti di lavoro nelle costruzioni (circa 89.000 nel terzo trimestre), di cui quasi 31.000 operai specializzati, sono, infatti, le ragioni che stanno a monte della reperibilità della mano d’opera necessaria a fornire una serie di chiavi di lettura della situazione attuale. Considerando gli operai specializzati delle costruzioni, dall’indagine emerge una percentuale consistente di mancanza di canditati, pari al 22%, inferiore soltanto al settore elettromeccanico (30%). L’edilizia registra parallelamente la percentuale più elevata di candidati con competenze inadeguate. L’altro elemento significativo riguarda l’importanza che nell’edilizia riveste una competenza specifica di settore, dove invece il dato sulle professionalità richieste risulta in linea con gli altri settori (sotto il 20%). L’esperienza nel settore costituisce altresì l’elemento dirimente anche nel caso di operai generici, come i manovali.
Interessante risulta anche la percentuale di operai specializzati di età inferiore ai 29 anni che nelle costruzioni rappresentano il 21%. Si tratta del dato più basso tra i diversi settori, a parte i conduttori di mezzi di trasporto, e a fronte di una media dell’industria che supera ampiamente il 30%. Tra i lavoratori privi di qualificazione il dato scende al 13%. Per la stessa categoria di lavoratori il dato relativo al titolo di studio richiesto privilegia comunque l’esperienza rispetto a un attestato professionale: nessun titolo riguarderebbe il 43% della domanda, contro circa un 39% con una qualifica o diploma professionale.
Il quadro che ne emerge dall’indagine Excelsior è di un settore poco permeabile verso l’esterno, dove prevale la convinzione che a fare la differenza sia soprattutto aver lavorato e continuare a lavorare nel settore. Ciò sembra riguardare sia la domanda che l’offerta. In particolare le costruzioni restano un comparto a bassa attrattività per le generazioni più giovani e bassa risulta anche la permeabilità a livelli di studio e di competenze tecniche. Un elemento questo che sembra contrastare con alcune analisi che, viceversa, evidenziano una carenza di tecnici e figure professionali adeguate ai cambiamenti che stanno caratterizzando il processo costruttivo, il forte e ampio impatto della digitalizzazione e di nuove forme di organizzazione produttiva e del cantiere.
Del resto oggi il mercato delle costruzioni appare fortemente segmentato non soltanto sul fronte della domanda, ma sempre più anche per quanto riguarda l’offerta. E pertanto diventa importante riuscire a collegare le diverse caratteristiche che ciascun ambito di mercato registra rispetto alle necessità di mano d’opera generica, specializzata e con competenze tecniche nuove. Disporre di un quadro più dettagliato di questo tipo favorirebbe la messa a punto di una strategia innovativa in grado di saper individuare potenziali serbatoi a cui attingere all’esterno del settore, costruendo dei percorsi formativi mirati e in grado, in tempi non troppo lunghi, di inserire progressivamente questi nuovi lavoratori nei diversi segmenti di mercato. Appare, infatti, sempre più importante poter collegare le competenze a una pratica accelerata nei processi di produzione così da tentare di supplire alla richiesta di esperienza nel settore che, come si è visto, viene considerato un fattore che fa la differenza.