di Simone Gaballo
Dopo lo shock recessivo del 2020, l’economia italiana nel 2021 ha dato forti segnali di ripresa (il PIL è salito del 6,5%) pur subendo a fine anno un nuovo arresto causato dal colpo di coda della pandemia e dalle difficoltà a reperire materie prime e prodotti intermedi sul mercato, oltre che dalla crescita esponenziale dei prezzi di tali materiali. Lo stesso aumento dei prezzi dell’energia ha complicato ancora di più la situazione, portando con sé notevoli picchi di inflazione: sono stati raggiunti livelli record (+3,8%) che non si registravano dal settembre 2008. I rincari di gas naturale, greggio e costo dell’energia hanno condizionato sia la vita delle famiglie, sia il lavoro delle imprese e inevitabilmente potranno influire sul futuro prossimo del PIL del nostro Paese.
In questo scenario di alti e bassi, si conferma tuttavia la crescita del settore delle costruzioni. Nel 2021, gli investimenti in costruzioni (al netto dei costi per il trasferimento di proprietà), secondo l’Ance, ammontano a livello nazionale, a 147.869 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente, si stima un significativo incremento del +16,4% in termini reali (+20,7% in valori correnti), sintesi di aumenti generalizzati in tutti i comparti. Numeri in aumento per le abitazioni (+21,8% nel 2021), tra nuove costruzioni e manutenzione straordinaria, e per le costruzioni non residenziali (+11,6%) sia private che pubbliche.
Una crescita non solo rispetto al drammatico 2020, ma anche rispetto agli anni precedenti, in particolare al 2019. Aumentano, secondo l’indice Istat, tutti gli indicatori: dai permessi di costruire alle quantità consegnate di tondo per cemento armato, fino all’occupazione nel settore delle costruzioni.
Principale artefice di questa crescita è, come ormai noto, il Superbonus 110% che ha letteralmente trascinato il settore: gli interventi al 31 gennaio 2022 ammontano a ben 18,3mld di euro.
Di recente, la misura è stata prorogata al 2023 con decalage fino al 2025 con l’intento di incentivare interventi energetici e antisismici. Di contro, la mancata proroga del “Sismabonus acquisti” che premia gli acquirenti di abitazioni demolite e ricostruite in chiave antisismica che rimane ferma al 30 giugno 2022, potrebbe limitare gli interventi di sostituzione edilizia e quindi di vera e propria rigenerazione urbana, che meriterebbe termini di applicazione più estesi di quelli attuali. Preoccupano anche gli effetti dell’articolo 28 del Decreto Legge n. 4 del 27 gennaio 2022, c.d. “Sostegni-ter”, che pone una fortissima limitazione alla cedibilità dei crediti fiscali maturati dagli interventi di riqualificazione edilizia.
Il Superbonus è stato un eccezionale traino anche per i bonus edilizi ordinari (ristrutturazioni, ecobonus, sismabonus, bonus facciate), grazie alla possibilità di cedere il credito o di fruire di uno sconto in fattura da parte dell’appaltatore.
Complici dell’impennata, anche le misure di crescita scandite dal PNRR che faranno da propulsore allo sviluppo dei prossimi 5 anni. Crescono infatti anche gli investimenti della PA, pur diminuendo il numero dei nuovi bandi per lavori pubblici. Il trend positivo degli investimenti in opere pubbliche sarà più evidente nel prossimo quinquennio
Su tutte le previsioni, gravano comunque numerose incognite legate al suddetto aumento dei materiali da costruzione che deriva da problematiche innescate dalla pandemia e – ora più che mai – da una situazione geopolitica internazionale molto incerta.