Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Di Alfredo Martini

La digitalizzazione come paradigma di riferimento, come modello intorno al quale riconfigurare la propria capacità competitiva sul mercato delle costruzioni. Potremmo sintetizzare così l’essenza del webinar promosso da NEC lo scorso 13 aprile. Pensato e progettato come il primo appuntamento di un percorso di riflessione intorno al quale sviluppare una pluralità di iniziative volte a favorire una crescita della filiera nel segno dell’innovazione. Passare dal documento al dato, essere aperti al nuovo e disposti a confrontarsi con il cambiamento, ecco l’atteggiamento giusto per vincere la sfida che la filiera dell’edilizia si trova ad affrontare. E dove la digitalizzazione svolge un ruolo centrale. Il primo passo è avere la consapevolezza dell’ineluttabilità di questa rivoluzione che è metodologica e di modelli, come nel caso del BIM, che come sottolineato da tutti i relatori non è un software bensì un modo nuovo di operare. Per dirla come Fabio Millevoi, direttore di ANCE FVG, un modo diverso di pensare all’impresa e alla sua organizzazione, così come al modo di lavorare e costruire. Fare un percorso per arrivare a comportarsi coerentemente di fronte a qualcosa che sta cambiando profondamente il mercato delle costruzioni ridefinendo le esigenze della domanda e richiedendo un salto di specie al tessuto imprenditoriale.

Del resto è il mercato a richiedere un’accelerazione dell’edilizia verso la digitalizzazione. Lo stanno a dimostrare da un lato il valore dei bandi di gara di architettura e ingegneria, per i quali è richiesto il BIM, cresciuto nel 2020 di oltre il 140%, così da rappresentare ormai circa il 30% del totale del mercato; dall’altro la scadenza normativa del DM 560/2017 che sancisce l’obbligatorietà di modelli digitali per lavori di importo superiore ai 5 milioni di euro a partire dal 1 gennaio 2022.

E il sistema dell’offerta si sta adeguando, chi più rapidamente, chi meno. Secondo l’indagine della banca on line Qonto presso le proprie PMI, il 60% dichiara che l’utilizzo dei servizi digitali per la propria attività è importante e il 40% attesta di avere investito in digitalizzazione più del 10% del proprio budget 2020. Decisamente più bassa la percentuale relativa alle imprese edili: 16%. Una percentuale che nelle intenzioni dovrebbe arrivare al 19% nel 2021. La proiezione futura riguarda tuttavia quasi il 70% di queste imprese, intenzionate comunque ad aumentare gli investimenti e ad accelerare nel processo di digitalizzazione. La conferma di questo trend arriva anche da una crescita di consapevolezza che una mancata o poco accelerata digitalizzazione può avere effetti molto negativi sulla tenuta di mercato dell’impresa. In particolare: perdita di competitività (32%) e di ricavi (19%), maggiori costi di gestione e operativi (24%).

Questa riflessione ha attraversato il seminario facendo emergere viceversa gli effetti positivi di una maggiore digitalizzazione sul piano di una razionalizzazione dei processi gestionali e di cantiere, così da renderlo più organizzato, più strutturato e più efficiente, così da impattare in maniera virtuosa sulla gestione delle marginalità economiche, sia a livello di produzione che di gestione delle opere, ovvero di manutenzione. 

Il seminario promosso da NEC ha evidenziato tutto questo attraverso una serie di brevi relazioni di top manager di aziende leader e Partner di NEC.  Vale la pena soprattutto riprendere una frase ripetuta da Riccardo Perego, presidente di One Team, a proposito della pervasività del BIM. “La digitalizzazione permea tutto il modo di gestire e di far funzionare l’azienda. Scegliere di iniziare a lavorare in BIM significa lavorare tutti in modo diverso. Il BIM non è qualcosa che si va ad aggiungere al tradizionale modo di fare impresa e di progettare o costruire, bensì è un cambiamento complessivo del processo, richiede un cambio di approccio, di mentalità e quindi di modello gestionale” con la conseguenza della necessità di dotarsi di un metodo strutturato come quello proposto da One Team.

Le testimonianze imprenditoriali di Paola Carron e di Riccardo Frappa hanno confermato l’importanza di un cambio di mentalità e di passo attraverso la scelta di investire nella digitalizzazione e nel BIM. Preziose e di grande utilità per chi si appresta ad iniziare un percorso di innovazione digitale sono le loro “storie imprenditoriali”, dalle motivazioni che hanno portato ad avviare un percorso di innovazione che ha cambiato profondamente l’organizzazione ma anche il modello di business fino all’individuazione delle potenzialità e delle prospettive in un mercato ancora all’inizio ma destinato a strutturarsi rapidamente e a caratterizzarsi a misura dei nuovi modelli.

Sull’importanza di dotarsi di un sistema di gestione improntato al BIM e sul valore delle professionalità è intervenuto il presidente di ICMQ, Lorenzo Orsenigo, che ha sottolineato come la certificazione costituisca uno stimolo e uno strumento prezioso di verifica sull’efficacia delle scelte legate alla digitalizzazione e all’utilizzo del BIM in una logica sistemica evidenziandone l’effetto positivo sul piano del posizionamento di mercato e come strumento di accrescimento competitivo.

I tema della domande e delle esigenze dei piccoli studi di architettura e l’integrazione tra progettazione e attività delle piccole imprese edili è stato affrontato in modo puntuale ed efficace dal CEO di Fermat Design, Federico Lenarduzzi. Il seminario è stata anche l’occasione per presentare il progetto internazionale ICONS promossa dalla scuola edile di Vicenza.