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Di Alfredo Martini – L’occasione per parlare di qualificazione delle imprese con la soprintendente Simonetta Bonomi è la firma di un protocollo per la gestione degli interventi sui beni tutelati tra la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e le associazioni regionali dell’imprenditoria edile, ANCE, Confartigianato e Confapi. Un atto con il quale viene avviata una collaborazione volta a garantire una qualità degli interventi sul patrimonio storico e artistico di proprietà di privati, attraverso una sempre maggiore qualificazione delle imprese chiamate ad intervenire.

Come sottolinea la soprintendente “si tratta di un tema e di un ambito molto delicati, nel senso che anche nella nostra regione abbiamo un patrimonio tutelato molto vasto che è in mano ai proprietari privati, per il cui recupero non sempre vengono rispettate le norme previste dal Codice. Il nostro lavoro di supervisione e di autorizzazione viene svolto prevalentemente a livello di progetto. La soprintendenza si attiva, infatti, al momento dell’esame della progettazione e fissa le regole. Poi nei casi più complessi interveniamo per dare indicazioni per quanto riguarda le campionature relative ai materiali. Mentre ci risulta difficile e oneroso, date le scarse risorse anche di personale di cui siamo dotate, un puntuale e continuativo controllo o la possibilità di verifica in fase di esecuzione. Ciò vale soprattutto per i piccoli interventi, ma non per questo meno importanti per salvaguardare patrimoni che in virtù del loro valore storico e artistico vengono considerati di interesse collettivo e per questo sottoposti a tutela. Ecco che allora abbiamo accolto con grande favore la proposta che ci è stata avanzata dalle principali organizzazioni di rappresentanza imprenditoriale dell’edilizia di lavorare insieme per una rigorosa applicazione delle norme previste dal Codice dei beni culturali creando le condizioni per favorire una sensibilizzazione che partendo dai proprietari interessi tutta la filiera coinvolta nelle opere di restauro e di rigenerazione.”

La collaborazione con le organizzazioni imprenditoriali e con l’Ance in particolare consentirà di mettere in campo azioni e strumenti con i quali ribadire l’importanza di assicurare adeguate competenze che costituiscono il principale fattore qualificante, insieme ad un’organizzazione imprenditoriale orientata alla qualità del lavoro, alla regolarità dei rapporti di lavoro, a una cultura dei materiali e delle tecnologie.

Come sottolinea la soprintendente “si tratta di un tema e di un ambito molto delicati, nel senso che anche nella nostra regione abbiamo un patrimonio tutelato molto vasto che è in mano ai proprietari privati, per il cui recupero non sempre vengono rispettate le norme previste dal Codice. Il nostro lavoro di supervisione e di autorizzazione viene svolto prevalentemente a livello di progetto. La soprintendenza si attiva, infatti, al momento dell’esame della progettazione e fissa le regole. Poi nei casi più complessi interveniamo per dare indicazioni per quanto riguarda le campionature relative ai materiali. Mentre ci risulta difficile e oneroso, date le scarse risorse anche di personale di cui siamo dotate, un puntuale e continuativo controllo o la possibilità di verifica in fase di esecuzione. Ciò vale soprattutto per i piccoli interventi, ma non per questo meno importanti per salvaguardare patrimoni che in virtù del loro valore storico e artistico vengono considerati di interesse collettivo e per questo sottoposti a tutela. Ecco che allora abbiamo accolto con grande favore la proposta che ci è stata avanzata dalle principali organizzazioni di rappresentanza imprenditoriale dell’edilizia di lavorare insieme per una rigorosa applicazione delle norme previste dal Codice dei beni culturali creando le condizioni per favorire una sensibilizzazione che partendo dai proprietari interessi tutta la filiera coinvolta nelle opere di restauro e di rigenerazione.”

La collaborazione con le organizzazioni imprenditoriali e con l’Ance in particolare consentirà di mettere in campo azioni e strumenti con i quali ribadire l’importanza di assicurare adeguate competenze che costituiscono il principale fattore qualificante, insieme ad un’organizzazione imprenditoriale orientata alla qualità del lavoro, alla regolarità dei rapporti di lavoro, a una cultura dei materiali e delle tecnologie.

“Se vogliamo assicurare oltre alla qualità della progettazione anche la qualità della realizzazione, il punto di partenza non può che essere la verifica dell’iscrizione a una SOA per la categoria OG2 o OS2A nel caso di restauro di superfici architettoniche decorate o opere d’arte. Ciò deve valere anche per piccoli lavori. In questo modo avremo una importante garanzia che chi opera sui beni tutelati lo fa con la dovuta competenza. Dobbiamo essere tutti consapevoli che il restauratore, così come viene concepita dalla nostra legislazione e che trova adeguato riscontro nei percorsi di formazione, è un operatore altamente professionale e qualificato. Ad esso viene affidato il compito di guidare sia il progettista che l’azienda esecutrice in molte attività di restauro, soprattutto per quanto riguarda le superfici decorate. E non penso solo agli affreschi ma anche all’intonaco. La scelta dei materiali più consoni e rapportati al contesto storico e territoriale in cui l’opera è stata realizzata, così come il ricorso a metodiche corrette, sono fattori essenziali per garantirne la conservazione. Per ogni applicazione ci deve essere la competenza giusta. Ed è molto importante che venga rispettato l’obbligo in questi casi di ricorrere all’architetto nella progettazione.”

Cosa vi aspettate dalle associazioni imprenditoriali? “Credo che sia molto importante lavorare per rendere chiaro a tutti che possedere un bene tutelato è allo stesso tempo un onore e un onere. Lo Stato del resto riconosce al privato facilitazioni fiscali e incentivi quali contributi in conto capitale e in conto interessi. Per questo i committenti privati dovrebbero essere consapevoli del loro ruolo di interesse pubblico e operare affinché gli interventi vengano realizzati a regola d’arte, utilizzando professionalità adeguate e ricorrendo ad imprese qualificate. Ciò coincide con l’esigenza manifestata dai vertici delle associazioni di poter contare su un mercato edile in cui operino soltanto imprese rispettose delle regole e degli obblighi di legge, così come sul piano della regolarità del lavoro, al fine di evitare una concorrenza sleale basata solo sul prezzo, che va a scapito della qualità. Appare pertanto quanto mai utile sensibilizzare innanzitutto i committenti e poi ovviamente anche le imprese, ad iniziare da quelle associate. Un ulteriore contributo può venire in termini di vigilanza così come sul piano della formazione.”

C’è qualche ambito specifico di mercato dove voi riscontrate delle particolari criticità? “Sicuramente vi sono problematiche diffuse per quanto riguarda il restauro degli edifici ecclesiastici, in particolare le chiese parrocchiali. Spesso si abbina la scarsità di risorse a una bassa consapevolezza del valore del patrimonio che le parrocchie possiedono, privilegiando la funzione degli edifici più che il loro valore storico artistico. Qui un lavoro puntuale e capillare che coinvolga profondamente gli Uffici diocesani dei beni culturali potrebbe essere molto utile e opportuno.”

Chissà che non sia possibile in futuro allargare il protocollo anche a questi enti trovando degli accordi e delle modalità che possano favorire una diversa gestione e pianificazione degli interventi, adottando gli strumenti giusti per garantire il ricorso a imprese qualificate, elevando il livello qualitativo dei restauri.