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Redazione NEC

Dalla analisi della sezione dell’Osservatorio congiunturale dell’Ance dedicata alla struttura imprenditoriale emergono, attraverso un confronto con alcuni dei principali Paesi europei come Germania, Francia e Spagna, alcune criticità che richiederebbero una strategia di politica industriale per il settore, così da contribuire a rafforzare il tessuto imprenditoriale sul piano della qualificazione e della capacità di cogliere i processi di innovazione, assumendo un ruolo trainante anche rispetto alla transizione digitale e sul piano della sostenibilità.

La debolezza strutturale del tessuto imprenditoriale italiano emerge in modo particolare dal confronto con quanto è riscontrabile in alcuni Paesi come la Francia, la Germania o la Spagna.

In Italia, nel 2019, la dimensione media delle imprese di costruzioni è di 2,7 addetti per impresa, molto inferiore rispetto al corrispondente dato tedesco (7 addetti per impresa), ma anche a quello francese e spagnolo (3,6 e 3,5). Nel nostro Paese il 96% del tessuto produttivo dell’edilizia è rappresentato da imprese con un numero di addetti inferiore a 10. Una caratteristica similare si riscontra in Francia e Spagna (94,5%), ma non in Germania dove le micro e piccole imprese rappresentano l’82%. Rispetto a quel perimetro di imprese più strutturate e con un numero di dipendenti, tra 10 e 49, in grado di caratterizzare una dimensione media, la differenza a favore di Francia e Spagna è di un punto percentuale: 4% contro 5%. Ma diventa di oltre 11 punti a favore della Germania: 12,6%. Passando ad aziende con oltre 50 addetti allo 0.3% delle imprese italiane corrisponde uno 0,4% della Francia, 0,5% della Spagna e ben un 1,2% di imprese tedesche. L’incidenza delle imprese di costruzioni rispetto al numero di abitanti è per le imprese medie (da 1 a 49 addetti) di 322 in Italia per salire a 366 in Spagna, 394 in Francia e poi più che duplicare in Germania con 706, Ancora più rilevante la differenza per quanto riguarda le grandi imprese 23 quelle italiane, 32 e 37 in Spagna e Francia fino alle 57 della Germania.

Se prendiamo i dati relativi alle caratteristiche di attività, il divario dimensionale risulta particolarmente accentuato nel comparto della costruzione di edifici, nel quale la Germania presenta una dimensione media di 13,5 addetti per imprese, contro un dato per l’Italia di 2,8. Un dato simile a quello della Spagna (2,9) ma poco più della metà del dato relativo alla Francia: 4,5 addetti per impresa.

Particolarmente fragile risulta il comparto dell’ingegneria civile dove a fronte di una media di 15 addetti per impresa l’Italia è molto distante dalle dimensioni medie degli altri tre paesi. Con la Germania che registra un numero doppio del nostro: 30i addetti a realtà produttiva e Spagna e Francia che raggiungono rispettivamente i 35 e i 40 di media.

Anche dall’analisi del confronto internazionale si può trarre l’indicazione che la sfida del cambiamento produttivo, dei materiali, dell’impatto potenziale della digitalizzazione e una centralità dei valori della sostenibilità soprattutto ambientale non possano non essere considerati una straordinaria opportunità per le imprese, così come per chi deve decidere le politiche fiscali e di investimento ha l’occasione per contribuire a favorire lo sviluppo di un’offerta più strutturata in grado di fare la differenza in un settore dove troppo spesso si è finito per scegliere politiche non mirate, generaliste e destinate a sostenere un tessuto frammentato e fragile, non consono alle esigenze di un Paese che voglia riqualificare il patrimonio edilizio così come quello infrastrutturale nel segno della sostenibilità e della sicurezza.