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Di Mimosa Martini

C’era una volta la cartografia… Oggi il GIS e, in generale, i sistemi satellitari hanno portato questa scienza a livelli tecnologici molto evoluti, in grado di ottenere dati preziosi, non solo per chi costruisce e progetta, ma anche per chi governa e gestisce porzioni di città e territori. Ecco perché adesso sempre più spesso le istituzioni e gli enti locali utilizzano tecnologie GIS per mappare quartieri, zone, aree e ottenere informazioni utili per organizzare infrastrutture, condomini, viabilità.

Ripensare i territori grazie alla tecnologia

In generale le riflessioni del mondo della progettazione e della governance si stanno orientando verso una maggiore attenzione nei confronti della trasformazione del territorio. Gli strumenti, le norme e i flussi sono ormai maturi per gestire in modo nuovo opere e infrastrutture che incidano su ambiente e popolazione. La vision è quella di operazioni integrate a favore della rigenerazione urbana. Finora il tema del BIM-GIS è stato legato molto a singole opere o edifici, così come i modelli digital twin. Ma non è più così: adesso si va verso un approccio decisamente più ampio e anche a livello normativo si stanno già studiando le modalità per attivare l’implementazione di questo connubio vincente.

Il digital twin permette di vedere già l’opera in formato “virtuale”, ricostruita in BIM attraverso le informazioni rilevate in GIS, e di comprendere meglio le diverse funzionalità, anticipando, così, eventuali situazioni critiche. Ricostruendo l’intero ciclo di vita dell’opera si attua già una prima previsione di tutte le azioni di intervento legate a quella singola struttura. Questo approccio, già molto utile nelle operazioni di edilizia, si sta diffondendo sia per le infrastrutture che per operazioni più vaste di rigenerazione o pianificazione urbana. Replicare un edificio o un quartiere richiede lo stesso tipo di lavoro e di modalità, ma ovviamente gli strumenti devono tenere conto di una mole di dati e informazioni più complessa. Per questo motivo gli strumenti si stanno evolvendo e sono in fase di lancio alcune soluzioni pensate proprio per processi di questo tipo.

La ricerca tecnica e tecnologica offre oggi più che mai nuove opportunità di sperimentazione: dall’AI all’IoT fino alla Virtual Reality. Tutte queste misure garantiscono risultati ottimali se integrate tra loro.

Per questo motivo l’integrazione BIM e GIS sta diventando sempre più la “norma”, perché da due modelli conosciuti, ma utilizzati in modo separato, si sta facendo largo un nuovo modello che li integra e li fa dialogare. In questo modo per progettare una diga o un ponte si potrà avere il modello geometrico con le schede tecniche ma anche i dati relativi al territorio in cui l’infrastruttura sarà realizzata, incluse le situazioni meteo, i dati morfologici e sismici. Questo garantirà al progettista, ma anche poi al manutentore, al costruttore e al gestore dell’opera di prevedere possibili modifiche strutturali dovute a fattori climatici o geologici e di poter intervenire in corso d’opera per modificare il prospetto.

Presto nuove soluzioni in arrivo

Le Pubbliche Amministrazioni ormai hanno compreso che il GIS da solo non è più sufficiente quando si tratta di affrontare operazioni di rigenerazione territoriale o progettazione urbana, ma va sicuramente ripensato in relazione al BIM.

Quando bisogna ripensare una infrastruttura o un intero quartiere si parla sicuramente di operazioni complesse che richiedono grandi sforzi, anche economici. Per questo serve un supporto digitale nuovo ed evoluto che fornisca informazioni dettagliate, su aree anche molto vaste, di supporto alle decisioni proprio nell’ottica della sostenibilità, dell’innovazione, dello scambio informativo. Chi gestisce le opere deve poter utilizzare strumenti che permettano la condivisione delle nozioni con chi progetta in modalità sicure ed efficienti, con aggiornamenti in tempo reale e senza rischio di perdita di dati o di errore. Modelli all’avanguardia pensati e testati su operazioni specifiche e casi concreti.

Molto interessante nell’ambito della nuova progettazione legata ai territori è il Generative Design: un modello nato dallo Space design che si basa sull’ Artificial Intelligence e sulle multifunzionalità degli elementi per ottimizzare spazi ed edifici. Per la governance e la progettazione delle città è allo studio un cervello digitale in grado di imparare e “crescere” sulla base delle esperienze, proprio come un cervello umano: una piattaforma che possa replicare virtualmente una città e apprenderne dati e informazioni da riutilizzare poi sul campo per la sua gestione. Nasceranno da questa nuova concezione strade in grado di auto ripararsi e edifici capaci di regolare in maniera autonoma o centralizzata i propri consumi energetici. Sembra fantascienza, eppure non lo è: alcune di queste tecnologie sono già in fase di test e molte presto faranno parte della nostra vita quotidiana.