Redazione NEC
Luca Romano sarà tra i relatori della conferenza sulle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 “Il valore sportivo quale occasione per la crescita sociale e del territorio” promossa da Ance Veneto, che si svolgerà a Cortina D’Ampezzo il 21 luglio alle 15:30 presso l’Alexander Girardi Hall.
Romano è dottore di ricerca in Filosofia, direttore della società di ricerche economico sociali Local Area Network di Padova ed editorialista di “Corriere del Veneto” e “Corriere Imprese”. L’ultimo libro pubblicato è “L’acqua racconta l’industria. Storie di ambiente e di imprenditori nel caso Medio Chiampo” sul distretto della pelle.
Dottor Romano, come si inserisce nel panorama economico del Veneto il progetto Olimpiadi?
Il progetto Olimpiadi si inserisce in modo straordinariamente virtuoso nella dinamica economica veneta. E questo dipende da tre ragioni. La prima è che la sostenibilità economica insieme a quella ambientale sono state determinanti per la candidatura vittoriosa. Si utilizzano al 90% impianti esistenti e, quindi, gli investimenti in strutture sono molto più selettivi, qualificati e basati su un concetto di rigenerazione. A Milano, per esempio, si parla già di studentati che prenderanno il posto degli alloggi olimpici. Gli studi di impatto indicato in 800 milioni il valore aggiunto delle attività e in quasi 14.000 i posti di lavoro nelle attività dirette e indirette.
La seconda ragione è che l’evento Olimpico è per definizione uno dei più formidabili attrattori dal punto di vista turistico, per le gare, ma anche perché le immagini di Cortina e delle Dolomiti saranno viste da miliardi di persone. Nel Dossier di candidatura è indicato un obiettivo molto ambizioso, ma conseguibile, ovvero portare il Veneto da quinta a terza regione turistica d’Europa. Il turismo è un’economia circolare e trasversale. Circolare perché impone di reinvestire le entrate in investimenti sulla qualità del territorio. Trasversale perché ne beneficiano anche gli altri settori, pensiamo all’agricoltura, ai servizi, al commercio e all’artigianato.
La terza ragione è che gli investimenti infrastrutturali, da un lato, valorizzano il territorio anche per molti anni sia prima che dopo l’evento; questo è portatore di un “indotto” prezioso, in quanto durevole, non effimero, per l’economia montana come economia green e per la sostenibilità sociale del contrasto allo spopolamento, dei servizi alle persone anziane e la promozione della salute legata alla pratica sportiva.
I grandi progetti portano nuove risorse e un’accelerazione di alcuni processi di consolidamento come nel caso delle infrastrutture, che per il Veneto costituiscono un asset strategico. Quali prospettive e quali criticità sono secondo lei all’orizzonte?
Le infrastrutture sono sempre più fondamentali. Nessuno investe in luoghi che non sono serviti da collegamenti veloci con il mondo. E senza investimenti una comunità si spegne, anche se è collocata nel posto più bello che ci sia. Anche di investimenti su infrastrutture come la banda larga. Gli asset ci sono, pensiamo al ruolo dell’aeroporto Canova di Treviso, la “porta” dell’aria per le Olimpiadi o la SPV completata. Certo, ci sarebbe voluta la ferrovia fino a Cortina ma, senza, è importante che la stazione di Calalzo sia un hub multimodale molto efficiente e servito. In termini infrastrutturali speriamo che il risultato specifico sia di ridurre la monocultura della gomma. Ci sono progetti hanno un grande valore sociale, per esempio l’accessibilità ai diversamente abili. Ricordiamoci che ci sono le Olimpiadi e le Paralimpiadi. L’Arena di Verona avrà finalmente questa prerogativa impagabile. Sarebbe un’occasione eccezionale per dotare Cortina e le Dolomiti di un sistema di trasporto pubblico altamente ecologico, sul modello di Bolzano.
A mio avviso, comunque, aver stralciato il passante di Longarone e le circonvallazioni di San Vito di Cadore e Cortina dalla categoria delle opere essenziali indifferibili potrebbe comportare qualche notevole criticità, visto che già oggi in condizioni “normali”, nei fine settimana d’inverno ed estate, si formano code preoccupanti.
C’è uno stretto legame tra sviluppo sostenibile, crescita economica e benessere sociale. In quale modo questi tre aspetti trovano nel progetto Milano – Cortina una importante rispondenza?
È la prima volta che nei documenti Olimpici c’è una insistita affermazione dei principi di sostenibilità e di potenza della legacy, dell’eredità che l’evento lascia. Come pure è la prima volta che è stato creato un organismo. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Ufficio “quale organismo volto a tutelare l’eredità olimpica e a promuovere iniziative utili a valutare l’utilizzo a lungo termine delle infrastrutture realizzate per i Giochi, nonché il perdurare dei benefici sociali, economici e ambientali sui territori…”. Pertanto, per la prima volta dalla nascita dei Giochi, un apposito organismo andrà a monitorare l’eredità olimpica dei Giochi invernali del 2026 a livello di sostenibilità. Speriamo che non rimangano parole.