di Simone Gaballo
Il Superbonus 110% si sta dimostrando molto dispendioso per le casse dello Stato. Gli ultimi dati dell’ENEA, (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) parlano chiaro: al 31 dicembre 2021 sono stati ammessi 16,2 miliardi di euro di investimenti legati al Superbonus, di cui 4,3 miliardi di euro soltanto nell’ultimo mese, quando ormai era diventato chiaro che il governo sarebbe intervenuto quantomeno con alcune modifiche. Si prevede che lo Stato investirà in totale 31,77 miliardi di euro fino al 2026.
Tra le varie storture che il Superbonus ha creato vi è lo straordinario aumento dei costi dei materiali edili. A partire da maggio 2021, con la grande ripresa dei cantieri dopo le chiusure per la pandemia, la domanda di legno, acciaio, cemento e ponteggi è aumentata sensibilmente, così come i costi di tali materie. A questa crescita vertiginosa hanno contribuito sia l’andamento mondiale dei prezzi, sia, per l’appunto, il Superbonus che ha inoltre reso più difficili da reperire in tempi brevi, anche prodotti come i materiali per il cappotto termico, le caldaie e gli infissi. Le attese, in certi casi, possono superare i sei mesi e c’è il rischio che i lavori non vengano terminati entro le scadenze stabilite per legge.
In sostanza, pochi materiali reperibili sul mercato e prezzi alle stelle: ristrutturare una casa non è mai costato così tanto. La preoccupazione del governo italiano per tali aumenti, non è stata però condivisa da cittadini e imprese. Il bonus infatti, coprendo interamente le spese e addirittura di più, permette di scegliere ditte e prodotti senza badare minimamente al prezzo.
Giuseppe Pisauro, economista e presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, conferma: “L’eccessiva generosità rende lo schema inefficiente, dal momento che, eliminando ogni conflitto di interesse tra proprietari di immobili e imprese edili, induce un aumento del costo del risparmio energetico”.