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Redazione NEC

La nostra società sta vivendo un momento di grande transizione: le sfide climatiche ed economiche hanno delle scadenze ineluttabili e al contempo incerte e, come spesso sentiamo dire dagli esperti, non c’è più tempo da perdere.  Per vincere queste sfide, abbiamo però a disposizione strumenti e tecnologie importanti come il digitale, l’intelligenza artificiale e materiali innovativi e sostenibili.
 I fattori economici, ambientali e sociali disegneranno nuovi profili delle città e nuovi modi di vivere gli spazi?            
Una domanda a cui cerca di rispondere il Laboratorio dell’Immaginazione delle Costruzioni Future (LICoF), organizzato da Area Science Park e ideato da Fabio Millevoi, Direttore di ANCE Friuli Venezia Giulia e futurista.  LICoF è un progetto di condivisione della conoscenza aperto alle contaminazioni di professioni e discipline. L’obiettivo è aiutare l’intera filiera delle costruzioni ad acquisire una visione concreta di un futuro possibile del comparto così da essere preparati alle sfide del mondo che verrà.

L’obiettivo è “Lavorare con il futuro” per “essere aperti alle sorprese e preparati a gestirle” come suggerisce il sociologo Roberto Poli. In quest’ottica, il laboratorio ha prodotto quattro possibili scenari che spaziano da una visione pessimistica a una più ottimistica.

Gli autori di questo studio sono Fabio Millevoi, Carla Broccardo, Avvocata e futurista, Francesco Mazza, business development manager di MOOG Inc. L’iniziativa ha coinvolto più di trenta professionisti specializzati in diverse discipline come imprenditori edili, architetti, giuristi, scienziati e creativi attraverso il metodo del foresight strategico, un sistema di elaborazione in cui si collega ciò che sappiamo del passato e del presente con quello che ancora non conosciamo e che potrebbe accadere nel futuro. In questo modo si dà forma a strategie “a prova di futuro”.

A ogni scenario corrispondono quattro diverse tipologie di abitazioni. Per rendere la narrazione del futuro ancora più chiara e coinvolgente sono stati pubblicati anche quattro racconti abbinati ai singoli scenari e realizzati da scrittori originari del Friuli Venezia Giulia.    
Tutti gli scenari rispondono alle caratteristiche di plausibilità, diversità, e coerenza.
In questo articolo analizzeremo il primo scenario: “La casa bunker”.

 Nel mondo le disuguaglianze aumentano

Il futuro si presenta come una realtà in cui aumentano le disuguaglianze sociali, economiche e di accesso all’istruzione. Ad aggravare il tutto l’assenza di un accordo tra i Paesi Ue rispetto alla nuova definizione del “Grado di Urbanizzazione”. Senza questa, viene a mancare un elemento essenziale per facilitare i confronti internazionali sull’urbanizzazione e sulla possibilità di definire in modo univoco ciò che è urbano rispetto alle diverse specificità di insediamento come: città, paesi, aree semi dense e aree rurali. Manca anche la possibilità di effettuare una precisa misurazione degli insediamenti. Un aspetto che va a impattare anche sull’assenza di misure sociali e di contrasto alla povertà.

La recessione economica porta a un mercato del lavoro sempre meno stabile, intermittente e poco retribuito. Uno scenario che determina significative diminuzioni del potere di acquisto e un forte disagio economico a livello familiare.

Sempre meno competenze digitali e sempre meno distribuite

Il settore non riuscirà a riconoscere i significativi guadagni di produttività dati dalla digitalizzazione. Si viene a creare uno stato di limbo che aumenta la paura verso l’innovazione tecnologica per chi non è alfabetizzato.

Già oggi siamo al venticinquesimo posto nell’indicatore relativo al capitale umano. Solo il 46% delle persone possiede almeno le competenze digitali di base, contro una media UE del 54%.

L’incapacità di rinnovarsi tecnologicamente porterà alcune imprese a soccombere, altre ad arrancare. Poche a saper gestire l’andamento di un mercato che sarà sinusoidale, con un costante alternarsi di picchi e flessioni. In questo scenario lo scarso ricambio generazionale e l’aumento dei costi assistenziali a carico di famiglie, sempre più piccole, contribuiranno all’aumento delle diseguaglianze. La casa di questo futuro è la casa bunker.

Il confine tra angoscia e pace delimitato dalla casa bunker

L’aumento della povertà urbana e delle diseguaglianze inasprisce e alimenta le tensioni sociali. Il settore edile risente di tutto questo e si incammina verso un inesorabile declino.

Aumentano gli edifici abbandonati. Già oggi un problema per il nostro Paese che ne registra sette milioni. Elemento che ha comprovate ripercussioni sulle città e sulla sicurezza, dato che il numero di case vuote comporta un aumento del tasso di criminalità e di disoccupazione, e fa crollare il valore degli immobili.

Una perdita di valore anche per le amministrazioni locali che non disporranno più degli introiti dati dalle tasse sugli immobili. Senza risorse economiche diventa così impossibile demolire tutti gli edifici vuoti. Soprattutto è difficile avviare azioni sostenibili come il recupero di strutture e materiali, attraverso la decostruzione.

I pochi fortunati che potranno permettersi una casa avranno una abitazione “rifugio”. Una casa bunker. Una vera e propria fortificazione in grado di difendere gli occupanti da una città pericolosa, rumorosa e disordinata. Il cancello d’ingresso rappresenta il confine tra angosce e pace, tra vulnerabilità e protezione. La casa bunker è pensata per avere una distinzione netta e inviolabile tra interno ed esterno. L’obiettivo è proteggere il proprio nucleo familiare dal terrore, dal panico, dallo stress.

Come prepararsi ad affrontare lo scenario della casa bunker

Come suggerito da Fabio Millevoi, l’elaborazione degli scenari non implica una previsione del “futuro esatto, ma di prendere decisioni migliori oggi sulla base degli scenari che abbiamo immaginato (…) che raccontano di possibili futuri alternativi”.

In quest’ottica per rispondere allo scenario delineato secondo lo studio LICoF le imprese dovrebbero porre l’attenzione su alcuni elementi strategici come:

1. disporre di riserve di capitale e di adeguate risorse finanziarie per fronteggiare le uscite;

2. capacità di riconoscere la parte di patrimonio edile esistente ad alto valore e trasformarlo per nuovi usi;

3. utilizzare i dati esistenti in modo più efficace per comprendere il cliente e agire di conseguenza;

4. aumentare la capacità di integrazione nella catena del valore di attori diversi (costruttori, sviluppatori di progetto, multiutilities);

5. accrescere la capacità di assicurarsi i pochi clienti solvibili e con alto valore di capitale;

6. migliorare la comunicazione in entrambe le direzioni, sfruttando l’ambiente tecnologico dinamico per: trasmettere informazioni affidabili più rapidamente al cliente e ricevere feedback; controllare costantemente l’impatto del lavoro sul cliente tramite sondaggi, linee di reclamo, feedback sul web e commenti sui social media;

7. sperimentare e ridefinire i processi di approvvigionamento dei materiali, energia e tecnologie a fronte di imprevisti.