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Di Martino Almisisi e Mimosa Martini  – Superbonus: la parola agli imprenditori del Nord Est.

Con questa serie di interviste si intende riflettere sull’opportunità offerta alla filiera delle costruzioni dagli incentivi inseriti nel Decreto Rilancio approfondendo direttamente con le diverse categorie di operatori i vantaggi e le potenzialità analizzando allo stesso tempo le criticità che i meccanismi previsti sul piano finanziario e delle relative validazioni possono presentare. Una particolare attenzione viene prestata anche agli effetti che il superbonus e gli altri incentivi possono produrre sul piano dell’evoluzione dei modelli imprenditoriali e della riorganizzazione dell’offerta.

“Con il Decreto rilancio il Governo completa un percorso in grado finalmente di mettere in condizione le imprese di operare in un mercato non più asfittico e fortemente condizionato dalla logica dei prezzi bassi, a scapito della qualità. Con il superbonus le imprese strutturate potranno assicurare quella qualità che sono in grado di dare e quei risultati, in termini di sostenibilità e di abbattimento dei costi energetici, che sono all’origine delle scelte politiche”. Sereno Ghiotti, contitolare con il fratello Paolo dell’impresa Ghiotti di Trecenta in provincia di Rovigo, rappresenta un’azienda con oltre 60 dipendenti che opera in diversi ambiti di mercato sia pubblico che privato. Il suo approccio alla riflessione sulle opportunità offerte dal 110% è concreto e allo stesso tempo dimostra una profonda conoscenza della norma e dei meccanismi che regolano gli incentivi e le modalità per renderli concretamente utilizzabili.  Il suo giudizio è molto positivo. “Questa norma fa sì che piova anche sul giardino dell’edilizia. Si apre un’operatività non più legata a un mercato caratterizzato da scontistiche esagerate. Domanda e offerta sono più allineate. É una grande occasione per dare più solidità al tessuto imprenditoriale e aiutarlo a crescere. La criticità principale riguarda lo stato del nostro patrimonio immobiliare, che è molto degradato, così che le opportunità offerte dal provvedimento, ampliando lo spettro dei lavori possibili, crea le condizioni per un numero di interventi molto superiore alle capacità dell’attuale filiera dell’edilizia, soprattutto in termini di disponibilità di mano d’opera, ma anche di capacità e di competenze. C’è un gap quantitativo e qualitativo. Sarà difficile dare una risposta adeguata anche in considerazione dei tempi previsti attualmente. Un miglioramento della situazione la si potrebbe avere con il prospettato prolungamento almeno fino al 2023 e ancor più se si collegherà il superbonus al Recovery Fund, arrivando a un arco temporale di almeno 7 anni. Ciò consentirebbe di attuare una programmazione adeguata, dando risposte a un numero maggiore di esigenze. L’obiettivo dovrebbe essere quello di arrivare al 2030 potendo disporre di un patrimonio edilizio in linea con le necessità di chi vi abita, ma anche complessivamente rispetto agli obiettivi generali.”

In questo scenario l’impresa Ghiotti ha da subito compreso le potenzialità e le novità rilevanti contenute nel Decreto Rilancio. “Quando è uscito il Decreto, lo abbiamo analizzato con la massima attenzione e ne abbiamo colto gli aspetti importanti di novità. Ci abbiamo creduto subito, iniziando immediatamente ad attrezzarci e a strutturarci per operare al meglio. Abbiamo selezionato alcuni geometri, allargato la nostra squadra tecnica e di gestione amministrativa e preventivazione in modo da essere in grado di dare risposte immediate ai nostri clienti storici e di pianificare le diverse opportunità e richieste che nel primo mese successivo all’approvazione del provvedimento ci sono state poste. Per un’azienda strutturata come la nostra abbiamo svolto un grande lavoro di relazioni e di preventivazione. Abbiamo misurato la nostra capacità produttiva, ampliandola, su una domanda crescente. Tanto che oggi abbiamo pianificato la nostra attività per tutto il 2021. Ai clienti che non siamo stati in grado di accontentare abbiamo suggerito di cercare squadre tecnicamente competenti a fare i lavori richiesti, impegnandoci a fornire loro una supervisione e un controllo. Del resto realizzare un cappotto termico non è un’attività da tutti, richiede competenze e professionalità che non sono facili da trovare. Ora un conto è gestire il decreto in maniera lobbistica, un conto è farlo con professionalità e competenze adeguate. Questo è un rischio reale. Il nodo da sciogliere riguarda una capacità produttiva in linea con la disponibilità e la professionalità delle maestranze.”

Questo provvedimento sarà in grado di far aumentare anche nel nostro Paese l’incidenza di un’edilizia più sostenibile? “Con una programmazione a sette anni potremmo avere degli effetti positivi in termini di efficientamento energetico e di rinnovo qualitativo e funzionale del patrimonio. Certamente sta crescendo un orientamento verso un sempre maggiore ricorso alla bioedilizia, a materiali e prodotti in grado di garantire un basso impatto ambientale, maggiore benessere e meno rischi per la salute. Così come l’applicazione dei CAM con il ricorso a materiali a più elevato contenuto di riciclato va in questa direzione. Sicuramente può anche aiutare nel caso dei condomini la presenza di persone più sensibili che possono contribuire ad orientare gli interventi verso un’accelerazione in termini di maggiore attenzione ad aspetti legati alla salute e a processi produttivi più sostenibili. La coscienza di un’edilizia ad impatto più basso e più compatibili con l’ambiente cresce e quindi sicuramente avremo dei miglioramenti in questo senso.”

Il rispetto della legalità e la possibilità che, anche grazie a quanto previsto per accedere al superbonus, il tessuto imprenditoriale delle costruzioni possa avviarsi verso una riconfigurazione in senso industriale sono due aspetti non secondari per quanto riguarda i possibili effetti positivi del Decreto Rilancio. “Le norme per gli incentivi e in modo particolare quest’ultima che prevede un 110% di recupero fiscale contribuiscono a rafforzare un sistema di legalità. Un fattore che non riguarda le imprese strutturate come la nostra ma le tante piccole imprese che caratterizzano l’edilizia nel nostro Paese, che debbono cambiare mentalità se vogliono entrare nel meccanismo del 110%. Vanno superati limiti culturali e tecnici. L’ampiezza normativa e la sua complessità costituiscono un elevato fattore di rischio se non fai uno sforzo per entrate con rigore ed esattezza di comportamenti nel meccanismo di gestione, sia per quanto riguarda lo sconto in fattura che la cessione del credito. Con il superbonus diventa essenziale una sinergia virtuosa tra finanza e imprese. Vi è poi un altro rischio forse anche più elevato, quello di avere gli occhi più grandi della bocca. Chi ha una mentalità che fare impresa voglia essenzialmente dire fare fatturato ha la tendenza ad accaparrare un numero sempre maggiore di commesse che poi non è in grado di portare a termine, o di non rispettare quanto promesso sul piano delle prestazioni all’inizio garantite. Il risultato potrebbe essere devastante. In questo senso potremmo essere di fronte a un provvedimento che fa selezione.”