di Ugo Pannuti
La presenza di NGOs molto attive sui Social Media fa sì che un potenziale danno reputazionale per l’organizzazione a causa di incidenti lungo, ad esempio, le catene di fornitura, possa assumere dimensioni ancora più importanti.
La genesi dello Schema “Get It Fair” (GIF) risale all’evento di COP Italia del 2016 a Shanghai.
In tale occasione, è stato evidenziato un sempre più crescente bisogno da parte degli Stakeholders di avere accesso a informazioni credibili e trasparenti relative all’organizzazione.
Idealmente, tali informazioni non dovevano essere più basate sulla conformità o meno ad un preciso standard, bensì sulla valutazione dei rischi. Nel contesto del Protocollo GIF si parla di rischio quale livello di esposizione ad eventi retroattivi che potrebbero avere impatti futuri sull’organizzazione e i suoi Stakeholders.
Il Protocollo su cui lo Schema GIF si articola, è stato concepito per rispondere alle esigenze di un’ampia gamma di soggetti economici, quali investitori, buyers, Istituti di Credito, ma anche imprenditori che tramite il Non-Financial Disclosure mirano ad un vantaggio competitivo.
Lo Scheme Owner, il Program Operator “Stay Woke”, ha da poco ricevuto da parte di Accredia l’accreditabilità dello Schema. ICMQ SpA, in qualità di Validation Body, ha già intrapreso il percorso di accreditamento secondo la ISO/IEC 17029 “Conformity assessment-General principles and requirements for validation and verification bodies”, con il quale potrà essere responsabile per l’iter di validazione anche per lo Schema GIF.
Come funziona lo schema
È importante sottolineare come esso fornisca una valutazione della Due Diligence basata sulla plausibilità di azioni future e non sulla fotografia di uno Status Quo tipico degli schemi di certificazione.
Piuttosto, lo Schema GIF si propone come strumento che, richiamando normative internazionali (in primis la ISO 26000 e Linee Guida OCSE) mette a punto un processo che consente di arrivare ad un unico punteggio, espresso in centesimi, rappresentante sinteticamente il livello di esposizione ad eventi avversi.
La struttura è ereditata dagli Schemi di Rating tradizionali e comprende 5 dimensioni per descrivere i rischi ESG: Governance and Management System (1), Social (2), Environment (3), Health and Security (4) e Business Ethics (5). All’interno di ciascuna dimensione vengono identificate sia aree dette “Core” che trovano trattazione anche nelle Linee Guida OCSE e per questo ritenute più importanti, che aree “Non Core”, conformi solo alla ISO 26000.
A differenza degli Schemi esistenti e già affermati, quindi, presenta il vantaggio di considerare tutti gli aspetti della responsabilità sociale per lo sviluppo sostenibile. Inoltre, essendo la valutazione orientata ad una Matrice di Materialità, già elemento chiave proprio dei Bilanci di Sostenibilità secondo lo standard GRI, il modello dello Schema presenta una pesatura variabile dei criteri. Non da ultimo, il set di attributi descriventi dette singole aree sono definiti a livello internazionale e la cui quantificazione dovrà avvenire tramite un audit di terza parte.
La validazione ha una valenza massima di 3 anni e prevederà verifiche periodiche per accertare che il profilo di rischio rimanga superiore ad un livello minimo ritenuto “Accettabile” (40/100).
Lo Schema GIF potrà essere applicato a imprese di qualsiasi dimensione, fatta eccezione quelle operanti in alcuni settori merceologici non ritenuti eticamente accettabili (es. industria bellica).
Successivamente al rilascio del rapporto finale e del certificato di validazione, l’organizzazione potrà beneficiare di una serie di outputs, da richiedersi direttamente al Program Operator. A seconda dei bisogni informativi verso gli Stakeholders sarà possibile ottenere:
- La licenza d’uso del claim “GIF Responsible Organization”;
- L’etichetta etica “GIF Ethical Label”, conforme alla ISO 17033, da apporre sul prodotto o imballaggio, dichiarante che l’azienda produttrice ha superato l’iter di valutazione della propria Due Diligence. Facendo riferimento al codice del prodotto lungo tutte le fasi della filiera, sarà possibile tracciare tutte le unità della supply chain in possesso di una Due Diligence validata secondo lo Schema;
- Un rapporto non-finanziario, in risposta ai requisiti della Direttiva 2014/95/UE, al Regolamento 2019/2088 e alle Linee Guida per l’emissione di Green Bond.
Lo Schema, seppur nelle prime fasi di vita, ha già ottenuto riscontri positivi da parte di diversi attori economici, che hanno espresso la volontà di selezionarlo come strumento di ESG Rating per integrare il rapporto non-finanziario con i sistemi tradizionali di valutazione del rischio creditizio.