Redazione NEC
Lo scorso 30 marzo la Commissione Europea ha pubblicato il Circular Economy Package, un pacchetto che prevede una serie di normative volte ad accelerare la trasformazione verso l’economia circolare in tutta l’Unione Europea. Tra le principali novità, spicca la Sustainable Products Initiative, rinominata Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR) che punta a un’offerta di prodotto più sostenibile al consumatore e alla promozione di modelli di business orientati verso l’economia circolare.
L’ESPR mira principalmente a ridurre i rifiuti urbani provenienti non più solo dal fine vita dei prodotti ma dall’intero ciclo di produzione. Con la nuova proposta di regolamento, la Commissione indica gli strumenti per costruire una reale economia circolare non dipendente da energia e risorse, maggiormente resiliente agli shock esterni e più in linea con il rispetto della natura e della salute delle persone. Obiettivo? “Rendere i prodotti sostenibili la norma nell’UE“ e dimezzare così i rifiuti urbani entro il 2030.
I settori coinvolti da questa rivoluzione green sono il tessile, l’edilizia e quello delle apparecchiature elettroniche (es. smartphone, tablet, pannelli solari), ma anche prodotti intermedi come il ferro, l’acciaio e l’alluminio. I prodotti fabbricati in Europa dovranno rispettare requisiti specifici a livello di risorse e circolarità, adatti al raggiungimento della neutralità climatica.
Parlando specificatamente del settore edilizio, si stima che gli edifici siano responsabili di circa il 50% dell’estrazione e consumo di risorse, e di oltre il 30% dei rifiuti europei generati annualmente. Impatto che incide pesantemente anche sul consumo energetico (40%) e sulle emissioni di gas serra legate all’energia (36%). Con queste norme potrebbe essere possibile ottenere un terzo delle riduzioni totali delle emissioni necessarie a raggiungere l’obiettivo di riduzione dei gas serra del 55% entro il 2030.
I nuovi requisiti di circolarità mirano a immettere sul mercato prodotti durevoli, riutilizzabili, riciclabili e riparabili, ed efficienti sotto il profilo energetico e delle risorse. Importante in questo senso, l’impegno della Commissione per promuovere modelli imprenditoriali circolari e per responsabilizzare i consumatori: vengono introdotti i diritti all’informazione sulla durabilità e riparabilità dei prodotti e i divieti di greenwashing e obsolescenza programmata.
Rese note anche le prime indicazioni sul Passaporto di Prodotto Digitale (Digital Products Passport, DPP), un aiuto concreto per consumatori e imprese per scegliere responsabilmente, agevolare le riparazioni e il riciclo e migliorare la trasparenza. Sono in corso le fasi di progettazione e realizzazione.
Con queste premesse, l’UE punta a rispettare i suoi impegni sul clima e, contemporaneamente, garantisce che l’industria europea sia competitiva a lungo termine.
In questo contesto, si inserisce la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Environmental Product Declaration), che già da qualche anno costituisce una garanzia internazionale di qualità e trasparenza dei prodotti.
La certificazione EPD, effettuata su base volontaria, è un’”etichetta” di prodotto che racchiude informazioni oggettive, confrontabili e credibili. Sono sempre di più le imprese che hanno scelto questo sistema, anticipando di fatto l’appuntamento europeo con l’economia circolare.
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