Redazione NEC
Il cammino verso l’efficientamento energetico è in essere già da un po’ di tempo e tutti i Paesi europei stanno cercando di adeguarsi entro il 2030, data ultima fornita come obiettivo per la riduzione dei consumi complessivi di ogni nazione. Nel 2022 sono stati investiti 12,79 miliardi di euro in Italia, di cui 2,19 miliardi nel comparto industriale, con un aumento del +13,8% rispetto al 2021 e 10,60 miliardi in quello civile con un +19,10 rispetto al 2021. Indubbiamente un’accelerazione, ma non sufficiente a tagliare il traguardo del 2030, che appare decisamente inarrivabile.
A scommettere di più in questo campo è il settore industriale, dove certamente i costi energetici sono molto più alti. Il punto è che in Italia la propensione è quella di investire nelle soluzioni hardware e questo accade anche in ambito civile per il fotovoltaico e le caldaie a compensazione. Una rivoluzione che coinvolge maggiormente il terziario e in particolare gli uffici.
La relazione Energy Efficiency Report 2023 esposta dall’Energy e Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, mette in luce come i Paesi europei dovranno entro il 30 Giugno 2024 far pervenire il proprio Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) definitivo e come l’Italia non se la passi benissimo. Infatti la nostra penisola è settima in Europa se consideriamo solo il livello attuale di efficientamento energetico, ma scivola al quattordicesimo posto su ventisette per il basso punteggio dal punto di vista del trend storico e delle norme in vigore. In sostanza, il miglioramento è decisamente più lento rispetto agli altri stati.
In Italia, dunque, la svolta energetica è in sofferenza come conferma Federico Boga, consultant e membro del team Energy e Strategy: ”Molte imprese e famiglie sono attratte dal fotovoltaico, ma l’aumento del volume degli investimenti in rinnovabili spesso non comporta un miglioramento dell’efficienza energetica. Questo accade perché i passi in avanti a livello tecnologico, se non sono correttamente monitorati e gestiti, possono addirittura far aumentare, anziché diminuire, i consumi”.
In questo scenario, purtroppo, essendo le strutture edilizie nostrane sono molto datate, anche l’implementazione dei sistemi di gestione è difficoltosa in quanto manca la base di supporto per la connettività.
L’Italia rappresenta un esempio virtuoso solo per l’efficientamento degli edifici tramite pompa di calore che, per teleriscaldare, utilizza l’aria dell’ambiente esterno: di certo, il clima mite e caldo favorisce questo aspetto.
In buona sostanza, si può affermare che il Bel Paese è davvero ancora molto indietro rispetto ai partner europei anche se in generale, dal 2010 al 2020, le migliorie sono state tantissime, non sono sufficienti a raggiungere determinati obiettivi. L’industria manifatturiera sembra essere il settore che più di tutti si è rinnovato in termini di efficienza energetica con un aumento degli investimenti di più del 22%. Di sicuro tra famiglie e imprese è cresciuta la sensibilità verso questo tema e la riduzione dei consumi necessaria per la sopravvivenza del pianeta, ma la difficoltà di accesso al capitale e la troppo farraginosa burocrazia rappresentano deterrenti che ne ostacolano la realizzazione. In futuro si prevede una sempre maggiore adesione ai modelli rinnovabili, sperando in una decisa svolta culturale, ma anche strutturale.