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di Federico Lenarduzzi

   

L’accelerazione nell’impiego di strumenti BIM negli studi tecnici ed aziende a fronte delle imminenti modifiche normative ha fatto aumentare in maniera esponenziale le richieste di supporto e consulenza da parte dei nostri clienti nell’ultimo anno. Analizzando i tipi di quesiti pervenuti è risultato evidente che il settore non è ancora sufficientemente maturo per la completa digitalizzazione dei processi e quindi che gli studi e le aziende coinvolti necessitano di nuovi strumenti per “evolvere” digitalmente.

Un aspetto peculiare che emerge dall’analisi dei dati inerenti alle richieste è che il BIM non è applicabile nello stesso modo a tutti i soggetti poiché i processi interni delle aziende possono essere completamente diversi. Da questa esperienza ci è sembrato scontato cercare di produrre un modello di approccio che tenga conto della specificità di ogni attore.

Spesso capita che la consulenza iniziale, quindi un incontro conoscitivo con i nostri clienti, venga richiesta per l’area tecnica, come avrebbe senso, o meglio “aveva” senso, ai tempi del CAD. Risulta invece fondamentale che al primo appuntamento partecipi tutta l’azienda poiché i processi digitali modificano inevitabilmente tutti i workflow esistenti.

L’importanza di questo primo appuntamento è cruciale in quanto serve a tracciare il percorso necessario alla stesura di un piano di implementazione digitale (PiD). A seguito di questa fase parallelamente si deve implementare il Bim Authoring Tool, ovvero il software di modellazione da un lato, ed eseguire un audit che ha lo scopo di analizzare nel dettaglio i processi aziendali dall’altro. Queste due attività spianano la strada alla successiva individuazione dei workflow interni, alla stesura di un capitolato informativo e quindi alla redazione di un PiD di ampio respiro, il cui sviluppo potrà richiedere più anni.

Questo processo è pensato per supportare le aziende che saranno costrette a confrontarsi con un mercato profondamente diverso da quello di oggi e che, a causa di una comunicazione spesso fuorviante da parte del settore pubblico e le software house, hanno un’idea riduttiva o non coerente del processo BIM in generale e soprattutto del ruolo che sono chiamate a ricoprire. Possedere un software di modellazione ed avere le competenze per utilizzarlo non rappresenta la dotazione minima per “fare BIM”, ma piuttosto un prerequisito.