Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Redazione NEC

Adriatic LNG è il primo rigassificatore off-shore in Italia. Il suo posizionamento al largo della costa è stato studiato al fine di minimizzare l’impatto oltre che sulle comunità locali anche sull’ambiente. NEC ha voluto approfondire meglio come funziona questo tipo di impianto e quale potrebbe essere il suo valore e il suo impatto per il territorio del Nord Est e non solo attraverso un’intervista ad Alfredo Balena, Direttore delle Relazioni Esterne e Istituzionali di Adriatic LNG.

In questi giorni di campagna elettorale si è parlato parecchio di rigassificatori. Cosa significa per voi questa improvvisa “popolarità”?

Come operatori di un’infrastruttura strategica per l’Italia, siamo lieti di poter dare il nostro contributo ad un dibattito che per lungo tempo ha visto trascurare l’attenzione per la sicurezza energetica e la diversificazione delle forniture. In un clima di forte preoccupazione ma anche di accresciuto interesse verso i temi energetici, abbiamo cercato di fornire utili elementi per spiegare cosa è il gas naturale liquefatto, il GNL, e la “filiera” del GNL, soffermandoci, in particolare, su come funziona un terminale di rigassificazione e l’impegno che abbiamo sempre profuso per rendere disponibile, grazie ai nostri clienti, un’energia affidabile e sicura per l’Italia e l’Europa.

Che cosa riguarda e che risultati ha avuto la Open Season?

L’Open Season è un’asta attraverso cui Adriatic LNG ha messo a disposizione del mercato la capacità di rigassificazione di gas naturale liquefatto non ancora allocata. Vincendo la concorrenza di molti terminali europei esistenti o da costruire, l’Open Season 2022 si è conclusa con successo: siamo riusciti ad allocare tutta la capacità disponibile fino a dicembre 2028 e 2 miliardi di metri cubi/anno da gennaio 2029 fino a dicembre 2034 e 0,9 miliardi di metri cubi/anno da gennaio 2035 a dicembre 2042 per un totale di circa 32.7 miliardi di metri cubi.


Il vostro impianto offshore è un unicum in Italia, essendo ubicato su un’isola artificiale. Che differenza c’è con altri tipi di impianti?

Adriatic LNG è la prima struttura offshore al mondo in cemento armato per la ricezione, lo stoccaggio e la rigassificazione del gas naturale liquefatto. Il rigassificatore è situato a circa 15 chilometri dalla costa veneta, dove è adagiato sul fondale marino, come una vera isola dell’energia. È collegato alla rete nazionale di distribuzione del gas da un gasdotto.

È, pertanto, diverso non solo da un impianto costruito a terra ma anche dalle cosiddette unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (Floating Storage and Regasification Units, FSRU) che sono sostanzialmente delle navi convertite a rigassificatori e ancorate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo.

Che valore ha per il territorio un impianto di questo tipo?

Adriatic LNG da sempre si è impegnata a portare valore sul territorio del Polesine attraverso investimenti sul territorio (come il fondo per il Polesine, il sostegno alle iniziative della comunità locale); azioni volte a sostenere lo sviluppo economico del territorio (come l’occupazione diretta e l’indotto generato) e un importante contributo nel far crescere l’innovazione e la cultura della sicurezza in Polesine con iniziative di sensibilizzazione in tema di sicurezza e sviluppo competenze per partner locali.

Il futuro del gas in Italia passa dai rigassificatori?

Come è stato sottolineato dal Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir), la prima risorsa da privilegiare, in un’ottica di cambio della provenienza del gas, è il GNL. L’elevata disponibilità e l’ampio ventaglio di Paesi fornitori, insieme alla facilità di trasporto attraverso le navi metaniere, lo rendono una risorsa fondamentale per diversificare le forniture e connettere all’Europa Paesi assai distanti, con cui sarebbe impossibile il collegamento via pipeline. In parallelo, diventa necessario rafforzare anche il sistema infrastrutturale del Paese, valorizzando, in primo luogo, gli asset strategici di cui dispone: si deve puntare, da un lato, alla massimizzazione dell’utilizzo dei terminali di GNL già operativi e dall’altro all’incremento, laddove tecnicamente fattibile, della loro attuale capacità di rigassificazione.

Il processo di trasformazione del prodotto del vostro impianto è in linea con le esigenze dell’Italia?

Adriatic LNG è il più grande terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL) del Paese e fra i primi tre del Mediterraneo. Per poter garantire al mercato una maggiore capacità di importazione di gas naturale in Italia e in Europa, Adriatic LNG a inizio 2022 ha aumentato la capacità di rigassificazione del terminale da 8 a 9 miliardi di metri cubi l’anno che corrispondono a circa il 12% dei consumi nazionali di gas naturale.  Oltre il 55% dell’intera capacità di rigassificazione di GNL installata nel nostro Paese è rappresentata da Adriatic LNG. È, inoltre, l’unico rigassificatore di GNL in Italia in grado di accogliere quasi tutte le classi di navi metaniere, con una capacità da 65.000 metri cubi liquidi fino a 217.000 metri cubi liquidi di GNL, che lo rende particolarmente attrattivo per gli operatori nazionali e internazionali

Quali assicurazioni in termini di sicurezza può evidenziare relativamente a questa tipologia di impianto?

Gli impianti di rigassificazione sono sempre stati molto sicuri, non si è mai verificato negli ultimi 60 anni un incidente. Il GNL viene stoccato all’interno dell’impianto a pressione atmosferica e a basse temperature: anche nella remota eventualità di fuoriuscite, si disperderebbe nell’aria evaporando senza lasciare traccia. Se il GNL si versa sul suolo evapora e non lascia alcun residuo da pulire. Inoltre, il GNL non è infiammabile se non in condizioni molto particolari che non possono verificarsi all’interno del rigassificatore o delle metaniere. Inoltre, anche venendo a contatto con il fuoco il GNL non esplode e non crea fiammate.

Oggi quali sono i tempi di realizzazione di un impianto simile dal progetto alla messa in operatività?

Per quanto riguarda i tempi di realizzazione si stimano circa 18-24 mesi per una FSRU e almeno 3/4 anni per un nuovo impianto di rigassificazione a terra, immaginando comunque un iter autorizzativo “semplificato” senza trovare particolari ostacoli. 

Per questo sarebbe più semplice prevedere di potenziare, laddove sia tecnicamente possibile, le infrastrutture già esistenti. Naturalmente anche dal punto di vista dell’investimento necessario e dei costi operativi si avrebbero dei vantaggi.