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A cura di Martino Almisisi

Il mercato delle costruzioni nel Veneto appare alla luce dei dati dell’Osservatorio nazionale delle Casse edili (CNCE) diviso in 3 macro aree.
Una prima area che fa riferimento alle province di Venezia e Rovigo ed è caratterizzata da difficoltà strutturali che ne frenano la ripresa e si riflettono anche sul tessuto delle imprese.
Una seconda area, dai ritmi di crescita contenuti, se rapportati alle medie nazionali, che riguarda le province di Padova e Treviso racchiuse in un’unica Cassa edile (CEIV) insieme a Vicenza.
Infine, un’area in cui ritroviamo le province di Belluno e di Verona, trainate dalla domanda pubblica e dove occupazione e crescita del numero delle imprese raggiungono percentuali da record.
Il confronto tra i 3 anni trascorsi, dall’ottobre 2018 al settembre 2021, evidenzia nel Veneto una crescita del numero delle ore lavorate dell’11%, passando da 52.501.795 a 58.307.501 ore. Questo dato testimonia un trend in forte ripresa nonostante il calo determinatosi nel 2020 per effetto della chiusura a causa Covid.
Anche nel Veneto, così come in FVG, la contrazione dell’attività nell’anno pandemico è stata più contenuta rispetto alla media nazionale, con un calo del 5% contro un dato Paese che è stato di poco inferiore al 10%. Dinamiche simili si riscontrano rispetto al valore della massa salari, passata da 579.347.289 a 652.885.005 con una crescita del 12,7%.
Da qui un conseguente effetto rimbalzo con percentuali minori nel 2021 sul 2020 e rispetto a quelle registrate nelle altre aree territoriali e a livello nazionale: + 17,7% di ore lavorate contro il 23,5% della media italiana. Il Veneto comunque risulta la regione del Nord Est con la crescita più consistente, di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media territoriale.
Nel Veneto non si è registrato, come è invece accaduto nella maggioranza dei territori, una contrazione o un blocco del numero dei lavoratori attivi nell’anno del Lockdown, bensì c’è stata una crescita che ha sfiorato il +3% rispetto al 2019. Dunque una tenuta e una ripresa più rapida e più regolare rispetto al resto d’Italia.
In linea con l’andamento delle ore lavorate, la crescita del numero degli operai attivi è stata più contenuta, con un 5,1% che nel biennio ha rappresentato complessivamente un +8,1%, passando da 43.153 operai del settembre 2019 ai 46.658 del settembre 2021. Per quanto riguarda le imprese, a una tenuta (+1,4%) nel 2020 ha corrisposto una crescita a distanza di un anno del 4,5%, pari a un +6% nel biennio con un aumento di 500 nuove realtà imprenditoriali, con una media di poco superiore a 5 operai per impresa.

L’andamento a livello provinciale
Il confronto dei dati relativi al numero delle ore lavorate riferite alle singole Casse edili provinciali evidenzia dinamiche differenziate, fortemente condizionate
dall’incidenza nei diversi territori di opere pubbliche di particolare rilevanza per le quali si è assistito a una gestione in qualche modo privilegiata nei mesi di
Lockdown.
Ed è così che la provincia di Belluno vede crescere il numero delle ore lavorate anche nel 2020 (+2,3%), così come Rovigo con un dato straordinario: +11%.
Al contrario tutte le altre provincie registrano cali con oscillazioni alquanto diversificate, dal -0,6% di Padova e Treviso (CEIV) al -13,7 di Venezia.
In mezzo Verona con -8,3% e Vicenza con -1,6%.
Nel 2021 accanto a un trend sempre più positivo di Belluno, premiato dai lavori in vista delle Olimpiadi che registra in un anno un +18.9%, il rimbalzo più rilevante
premia Verona con un +21,4% e Venezia (+15%). A seguire Padova e Treviso (CEIV) con +11,7% e Vicenza con un +8,6%.
Caduta verticale per Rovigo con un -9,1% che nel triennio significa un consuntivo di sostanziale tenuta (+1%).
Un andamento ben diverso da quello di Belluno che per l’intero periodo vede il mercato locale crescere del 21,7%, come anche Padova e Treviso che vedono un aumento delle ore lavorate di oltre l’11%.
Aumento di attività più contenuto per Vicenza (+6,9%), mentre Venezia addirittura registra un risultato negativo: -0,7%.
Va detto che questa fotografia potrebbe risultare non realistica nel rapporto con il territorio in quanto il dato è tratto dalle denunce delle imprese registrate
nella Cassa edile di appartenenza rispetto alla sede amministrativa, anche se l’attività in realtà viene svolta in un cantiere localizzato in altra provincia.
Una situazione che penalizza in modo particolare proprio Venezia, mercato tradizionalmente caratterizzato dalla presenza di numerose imprese provenienti da
altri territori.

Queste diverse dinamiche sul piano delle ore lavorate si riflettono solo parzialmente sui dati relativi al numero dei lavoratori attivi. Ciò vale infatti soprattutto
per Rovigo dove gli operai in Cassa edile crescono nell’anno pandemico del 18%, così come per Belluno dove l’aumento è decisamente più contenuto ma
comunque del 7,4%.
In qualche modo una corrispondenza si riscontra anche nel caso di Venezia: l’unica provincia che registra una dinamica negativa anche su questo fronte, con
un -2,5%.
Situazione ribaltata nelle altre province dove a un calo di attività corrisponde un andamento positivo dell’occupazione. Così se Padova e Treviso (CEIV) vedono
un amento di circa l’1%, Verona e Vicenza registrano rispettivamente un +3,3% e un +4,5%.
Nel 2021 i trend sono tutti positivi ad esclusione di Rovigo (-16,4%), arrivando fino al +11,8% di Belluno.
Spostando lo sguardo sulla situazione delle imprese attive, i dati dell’Osservatorio confermano le difficoltà nelle province di Venezia e Rovigo dove, per l’intero
periodo considerato, si registra in entrambe un calo del numero delle aziende attive, rispettivamente dell’1,3% e del 3,8%.
Crescono le imprese nelle altre province, del 3% a Padova e Treviso (CEIV), del 4% a Vicenza, del 10,6% a Belluno per arrivare a circa un 12% a Verona.