Redazione NEC
Dall’analisi del mese di settembre si evince che la fiducia di imprese e consumatori non solo è calata, ma è tornata al valore del 2020, ossia quello più basso mai registrato nell’ultimo decennio.
È quanto rivelano i dati diffusi dall’Istat, i quali rendono noto che il sentiment passa da 106,7 a 104,9. Un trend negativo come fu nell’ ottobre del 2022.
Questa sfiducia si riscontra in tutti i comparti, dalla manifattura che arretra da 97,7 a 96,4, all’indice per i servizi in calo da 103,5 a 100,5 per finire con il commercio che scende da 108,7 a 107,3. Una piccolissima controtendenza si registra solo nelle costruzioni, in salita da 160,2 a 160,9; un dato comunque non sufficiente a contrastare il peggioramento generale che, tra l’altro, ha investito anche il commercio al dettaglio.
Anche le aspettative per l’avvenire non sono percepite rosee, specialmente quelle riguardanti l’occupazione per la quale si prevede un’impennata negativa.
Questa visione pessimistica è legata a doppio filo all’allarme generale sulle peggiori condizioni di accesso al credito bancario nel terzo trimestre.
Le variabili che più risentono della negatività sono legate al quadro economico generale, anche se si registra un miglioramento di quelle riferite alla situazione economica personale, che passa da 101,5 a 102,2, unico isolato segnale di fiducia in controtendenza.
Fatto sta che per il terzo mese consecutivo la percezione dei consumatori si negativizza ancora, toccando il valore più basso da giugno.
Su questa situazione si è espressa anche Confcommercio che imputa il calo alla costante incertezza del quadro economico generale, possibile preannuncio di una temuta recessione.
Anche Confesercenti è in allarme e prevede un autunno difficile per imprese e famiglie.
Non manca poi il monito di Cna che, però, punta il dito sulla politica del credito imposta dalla BCE e sul conseguente atteggiamento delle banche italiane. Una situazione decisamente non favorevole allo sviluppo economico e a una possibile ripresa.