Di Alfredo Martini
Rilanciare una riflessione sul futuro di Venezia è la proposta di ANCE Venezia alla classe dirigente e intellettuale, non solo della città, ma a dimensione regionale. Per recuperare il tempo morto e perduto del lockdown quando, come sottolinea il presidente Giovanni Salmistrari, si aveva un’occasione per guardare Venezia con occhi diversi e confrontarsi su un cambiamento in grado di aiutarci a trovare delle prospettive in grado di ridefinire l’identità di Venezia.
Otto interviste pubblicate su Il Gazzettino e un momento di confronto nella sala della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, dove 76 anni fa veniva costituita l’associazione provinciale. Partendo dal dibattito a distanza sulle pagine del quotidiano veneto Bruno Barel, Gabriella Chiellino, Alberto Ferlenga e Ezio Micelli hanno messo in comune e a confronto le loro diverse visioni, trovando importanti punti di convergenza, ma anche posizioni differenti, in grado di ridisegnare non solo un’agenda per Venezia, ma soprattutto di andare all’origine dell’identità. Se non è in discussione una prospettiva metropolitana, tuttavia resta ancora da definire e condividere cosa si intenda oggi per Venezia. Perché come è intuibile molte sono le Venezie che rientrano nel brand di valore mondiale in cui ci riconosciamo.
E’ questo il primo nodo da sciogliere e da cui partire per poi disegnare gli elementi fondamentali di un processo di rilancio e di trasformazione che coinvolge una varietà di luoghi e milioni di persone.
Venezia, la città dell’acqua, quella del centro storico e delle isole; Venezia tra terra e acqua, Comune e città contemporanea, un tutt’uno con Mestre e con Marghera, poli di uno sviluppo e di una trasformazione importante che, tuttavia, come ci ricordano i dati di Micelli, non riesce a invertire trend negativi come il calo della popolazione e l’invecchiamento progressivo. Ma anche la Venezia città metropolitana, nella sua attuale accezione amministrativa, che si espande alle città dell’entroterra e del litorale; Venezia cuore di una potenziale, e da molti auspicata, città metropolitana policentrica, che comprenda le provincie di Padova e Treviso e anche un po’ di Vicenza; Venezia che diventa Land of Venice, che si fa riferimento della regione e guarda all’Europa e al mondo.
Ecco il primo obiettivo di un percorso di riflessione: fare chiarezza nella definizione, guardando alla storia e alla geografia del territorio, ma anche alle dinamiche in atto, per arrivare a una visione dinamica, magistralmente delineata da Bruno Barel, che sposta lo sguardo alle potenzialità future e indica strade e modelli di riconfigurazione di medio periodo.
Un percorso che non può che ricomprendere questioni e temi come la rivitalizzazione della Venezia storica in forte sinergia con le sue isole, trovando nuove idee e spostando da un lato la centralità del suo futuro verso la valorizzazione del suo patrimonio non solo storico e monumentale, ma anche edilizio attraverso progetti di riconoscimento in grado di offrire opportunità di riqualificazione e di investimento; dall’altro mettendo al centro il suo capitale immateriale, puntando sull’innovazione e sulla sinergia tra sapere, cultura, bellezza e università.
Tutto questo va collocato nello spazio ampio e nel tempo veloce della trasformazione di Mestre e di Marghera da un lato e del Veneto e del Nord Est dall’altro. Come? Rimettendo in gioco il porto e la laguna all’interno di nuovi percorsi di sviluppo, spostando l’orizzonte della promozione e delle proposte turistiche, puntando sulla sostenibilità e sulla riqualificazione ambientale e paesaggistica. Per farne, ad esempio, il centro di quello che Gabriella Chiellino ha chiamato il più importante laboratorio a cielo aperto al mondo. Ed egualmente: integrare le potenzialità economiche della Venezia storica con quelle della Venezia contemporanea.
E’ in questa prospettiva che anche l’industria edilizia può dare un contributo se saprà attingere alle proprie competenze, che sono strettamente legate alla particolarità del contesto e alle caratteristiche del territorio. Ma questo non basterà se non saprà accettare la sfida del cambiamento, accelerando i processi di digitalizzazione e entrando nella partita complessa dell’industrializzazione dei processi, riconvertendo i suo modelli produttivi e gestionali mettendo al centro la sostenibilità.
La scelta di ANCE Venezia e del suo presidente di andare oltre gli orizzonti propri di un’associazione di categoria, costituisce un salto di ruolo, la pone al centro di una riflessione quanto mai necessaria e utile, ne rafforza il posizionamento sul piano delle relazioni istituzionali.