Redazione NEC
Come sarà il futuro delle costruzioni al 2040? È la sfida lanciata dal laboratorio dell’Immaginazione delle Costruzioni Future LICoF, un esperimento partecipativo immaginato e voluto da Fabio Millevoi, direttore di ANCE FVG e responsabile del laboratorio nato nel contesto di Area Science Park.
Il laboratorio si è interrogato, attraverso la tecnica del foresight tecnologico, su quali siano le opportunità da cogliere per il sistema edile e delle infrastrutture nella società di un prossimo futuro, per essere il più possibile resiliente ai cambiamenti in atto.
Per farlo, si sono messi al lavoro professionisti con diversi background: dall’imprenditore edile al giurista, dall’architetto allo scienziato, al creativo.
Dai quattro scenari di società ipotizzati dal più pessimistico al più ottimistico, nascono quattro differenti concetti di progettazione come: la casa bunker e la casa nido, di cui abbiamo già parlato, la casa bicicletta e la casa shuttle.
Vediamo i primi albori di ottimismo presenti nella società che produce la “casa bicicletta”.
Un nuovo contratto sociale
La società ha metabolizzato il bisogno di una vecchiaia che vada oltre una realtà economica o un intreccio di rapporti guidati dalla funzionalità e dall’interesse. Il settore delle costruzioni, di conseguenza, si orienta verso una proposta immobiliare utile a contrastare la solitudine.
È un nuovo contratto sociale quello che si concretizza nell’edilizia di questo scenario. La sostenibilità ambientale non è solo rispetto dell’ambiente in cui viviamo, ma anche il risultato di un migliore impatto sulla qualità della vita e sulla produzione lavorativa. Secondo quanto dichiara una ricerca del National Center for Biotechnology Information pubblicata su CNBC “gli edifici sostenibili contribuiscono alla diminuzione dei livelli di cortisolo dei dipendenti che vi lavorano”. Dato a cui fa eco un’indagine di Harvard Business Review pubblicata su New Indian Express, che evidenzia come la produttività lavorativa cresca del 40% all’interno di edifici green.
Il settore edilizio può rispondere alla sfida raggiungendo l’obiettivo-2030 della decarbonizzazione e mettendo in campo le tecnologie per ridurre il proprio impatto ambientale.
I cittadini del 2040 sono la generazione Z di oggi: già adesso più sensibili di altri all’impatto sociale delle proprie scelte. Per questo, lo sforzo ambientale dell’industria delle costruzioni troverà nei cittadini con maggiore potere di spesa un importante riscontro.
Le imprese più flessibili e attente rimodulano quindi i propri modelli di business in ottica di simbiosi industriale. Nasce così una collaborazione territoriale tra imprese originariamente separate, ora impegnate a condividere risorse come scarti e sottoprodotti, energia e acqua e, dove possibile, anche infrastrutture e utilities.
In questo scenario le abitazioni rispondono alla struttura della “casa bicicletta” intesa come la definizione di Enzo Ferrari di bicicletta, cioè un’abitazione che non inquina e non ha bisogno di benzina.
Si tratta di una “forza trasformativa” che non spreca e contribuisce a eliminare barriere e differenze, in un costante dialogo tra clima e l’ambiente naturale. Anche il suo design è frutto di un dialogo tra estetica e morigeratezza, audacia e invenzione, sia nella realizzazione sia nella scelta dei materiali.
Non solo attenzione all’ambiente, anche resilienza
La casa bicicletta è una casa sostenibile in cui l’industria dell’edilizia (e non solo) guarda al proprio impatto del clima con costanza e attenzione strutturale.
Un’altra caratteristica che la contraddistingue è anche la resilienza e la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici.
Per realizzare tutto questo, sarà necessario attuare un processo decisionale basato sui rischi e predisposto in un quadro di partenariato pubblico-privato.
Tra i rischi da valutare in fase di progettazione ci sono: l’innalzamento del livello del mare, le inondazioni, la siccità e gli incendi. Pericoli in cui la grande disponibilità di informazioni anche in tempo reale giocano un ruolo centrale.